Spera e la chiesetta di Santa Apollonia

Convegno

Sabato 28 giugno alle 20.30, presso il Centro polifunzionale di Spera, verranno presentati due lavori editoriali promossi dal Comune e dall’Ecomuseo della Valsugana sulla storia del paese. Partecipano gli autori Vittorio Fabris e Claudio Fedele, lo storico dell’arte Ezio Chini e lo storico Italo Franceschini

Il progetto ha preso vita nel 2007, con la pubblicazione di “La Chiesa dell’Assunta a Spera in Valsugana”, edito dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici della Provincia autonoma di Trento, e trova compimento ora con “Santa Apollonia in Spera” di Vittorio Fabris e “Spera, storia di una comunità” di Claudio Fedele.
L’antica chiesa cimiteriale di Santa Apollonia, dedicata inizialmente all’Invenzione o Esaltazione della Santa Croce e, successivamente, a Santa Apollonia, sorge fuori dell’abitato, in località Paterni. Venne eretta probabilmente tra il XIII e il XIV secolo e si colloca quindi tra le chiese più antiche della Valsugana. Ciò nonostante, se si escludono le brevi descrizioni riportate in alcune guide storico-artistiche del Trentino e della Valsugana, uno studio sistematico e approfondito sull’origine del monumento e delle importanti opere d’arte in esso contenute non era ancora stato affrontato.
Inoltre, mancava del tutto una storia della comunità che prendesse in considerazione le vicende religiose, sociali, economiche, culturali del paese dalle sue origini fino al primo dopoguerra.
Per questa ragione, in occasione del primo centenario dell’elevazione a parrocchia dell’antica curazia del paese, l’opera di Fabris, storico dell’arte molto attivo in Valsugana, colma un vuoto arricchendo la già importante saggistica locale dedicata ai beni storico-artistici.
Il volume si compone di due parti: la prima descrive in modo molto dettagliato e puntuale il Centro storico di Spera, le variazioni attraverso i secoli delle tipologie abitative e produttive, l’architettura spontanea e rurale, le fontane, le testimonianze della devozione popolare e i suoi monumenti più pregevoli, tra i quali primeggia la chiesa cimiteriale di Santa Apollonia, una delle più significative della regione, ricca di pregevoli opere artistiche, religiose e devozionali. L’analisi storico-artistica, attraverso una attenta lettura comparata dei manufatti architettonici, plastici, pittorici e decorativi dell’abitato di Spera, si propone, avvalendosi di un articolato apparato iconografico, di offrire alla popolazione del comune, agli studiosi e ai lettori in genere, un quadro quanto mai esaustivo di questo importante e poco conosciuto tassello del patrimonio culturale e artistico del Trentino. Santa Apollonia custodisce, oltre a un importante ciclo freschivo tardogotico dei primissimi anni del Quattrocento, rimesso in luce nel 1966 e finora mai studiato in modo adeguato, anche un completo e prezioso corredo di tre altari lignei seicenteschi. La seconda parte è costituita da una esaustiva Appendice documentaria.

“Spera, storia di una comunità” parte invece dall’assunto che le vicende di un piccolo paese non sono quasi mai contemplate dalla grande storia politica istituzionale, perché composte da atti della gente comune che, giorno dopo giorno, con il suo lavoro, le sue quotidiane occupazioni, mantiene viva la lingua, le tradizioni, i costumi: tutti ingredienti che segnano il tempo della storia di un paese.
La storia della piccola comunità di Spera, oggetto della ricerca di Claudio Fedele, in parte si identifica con la storia della “Giurisdizione di Ivano” e con quella del Tirolo. Come ogni comunità, però, anche Spera ha una sua storia specifica, che però non era mai stata scritta.
“Spera, storia di una comunità”, avvalendosi di materiali d’archivio inediti, indaga le vicende religiose, sociali, economiche e culturali del paese, dalle sue origini fino agli anni Venti del Novecento: le principali controversie con le comunità vicine, la storia della scuola del paese, le vicende dell’emigrazione tra il XVIII secolo e la prima guerra mondiale, compresa la disgregazione della popolazione profuga verso l’Impero e il Regno d’Italia.
Il volume propone la trascrizione di alcuni documenti finora sconosciuti del secolo XIV, riguardanti la storia di Spera e delle comunità vicine all’epoca in cui la signoria di Ivano era nelle mani della famiglia dei Caldonazzo-Castelnuovo.
Quasi tutto il materiale raccolto risulta inedito ed è stato reperito presso gli archivi di Trento (Archivio di Stato, Archivio Provinciale e Archivio Diocesano), Bolzano (Archivio Provinciale), Innsbruck (Tiroler Landesarchiv) e Venezia (Archivio di Stato), l’Archivio Vescovile di Feltre, presso gli archivi comunali e parrocchiali locali (Spera, Strigno e Borgo Valsugana) e altri enti di conservazione (Biblioteca Comunale di Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino di Trento, Ufficio del Catasto di Borgo Valsugana)
Per ricostruire l’emigrazione da Spera verso il Vorarlberg nel periodo tra il 1870 e il 1914 sono stati utilizzati alcuni elenchi di nomi forniti da un discendente di emigrati trentini abitante a Bludenz, desunti da fonti inedite, quali i registri dei lavoratori della ditta Getzner, Mutter & Cie e della Brauerei Fohrenburg di Bludenz e il registro dei lavoratori alla ferrovia dell’Arlberg.
Parimenti ignoto è un altro elenco presentato nel volume: quello dei 485 abitanti del paese evacuati nel maggio 1916 e deportati in varie località italiane, quasi sempre indicate, e che si intende proporre alla comunità in occasione della ricorrenza del centenario dell’inizio della Grande Guerra. A margine viene anche proposto l’elenco dei toponimi comunali.