Spettri

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2011/2012
La Grande Prosa

Teatro Stabile di Bolzano
Spettri
di Henrik Ibsen
traduzione Franco Perrelli
elaborazione drammaturgica Letizia Russo
regia Cristina Pezzoli
scene Giacomo Andrico
costumi Rosanna Monti
con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Alvise Battain, Fausto Paravidino

Il capolavoro del drammaturgo che ha rivoluzionato il teatro europeo

Come nei grandi miti della tragedia greca, in Spettri si mescolano incesto, follia, verità terribili dopo anni di menzogna. L’ambientazione però è quella di un’allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, proprio come l’animo dei personaggi, da una pioggia battente. Un luogo in cui il sole e il calore arrivano inutilmente e sempre troppo tardi. Quello di Ibsen è un realismo che svela l’ipocrisia della morale borghese, fondata sul perbenismo e sulla religiosità di facciata, che ha radicalmente cambiato la prospettiva del teatro europeo del diciannovesimo secolo.
Scritta nel 1881 e rappresentata per la prima volta all’Aurora Turner Hall di Chicago il 20 maggio 1882, Spettri è una denuncia coraggiosa che fece bandire la pièce per molti anni dai palcoscenici norvegesi. Questo capolavoro unisce agli splendori della tragedia classica le concezioni moderne più alte e più ardite del teatro psicologico e del dramma di idee.
Ancora una volta, come in Casa di bambola, Ibsen finge di muoversi unicamente entro l’orizzonte della problematica sociale, degli attacchi anticonformistici alla famiglia borghese, alla morale dominante del tempo.
Invece, con un gusto clandestino che fu colto quasi subito dai lettori e dagli spettatori più attenti, da Maeterlinck a Rilke, da Freud a Groddeck, l’indagine si allarga nella descrizione impietosa di un’umanità notturna, sinistra, si sposta a un livello più interno, si esprime nello scavo intrepido della psiche umana, dei mostri dell’inconscio individuale.
I personaggi si dibattono nella rete delle intime contraddizioni, poiché i peggiori nemici della propria grandezza risiedono dentro di loro. Realtà e dimensione onirica, mistero e simbolismo sembrano fondersi sulla scena di questo dramma, in cui gli “spettri” del dissoluto ciambellano Alving e della cameriera Regina, aleggiano nelle tormentate vite di Helene e di Osvald Alving. Ingombranti e oscure presenze che per la moglie e il figlio del dignitario, rappresentano un passato che non può essere cancellato, quella parte di destino a cui si è costretti a sottostare.
Tradotta da Franco Perrelli, questa nuova edizione, messa a punto drammaturgicamente da Letizia Russo e diretta da una regista rigorosa e profonda come Cristina Pezzoli, è interpretata da attori di collaudata qualità come Patrizia Milani, Carlo Simoni e Alvise Battain. Accanto a loro Fausto Paravidino, uno dei talenti più interessanti della nuova scena italiana e la giovane Valentina Brusaferro. Due generazioni teatrali a confronto in una sfida interpretativa con uno dei testi fondamentali della moderna drammaturgia europea.