Stalker

Cinema

Effetto Notte. Cineforum 2005/2006

Urss, 1979
Titolo originale: Stalker
Genere: Fantascienza
Durata: 161'
Regia: Andrej Tarkovskij
Cast: Aleksandr Kajdanovskij, Alisa Frejndlich, Anatolij Solonicyn, Nikolaj Grin’ko, Natasha Abramova
sceneggiatura: Andrej Tarkovskij, Boris Strugatskij, Arkadij Strugatskij
fotografia: Aleksandr Knjazinskij
montaggio: Andrej Tarkovskij, Lyudmila Feiginova
musica: Eduard Artemyev
scenografia: Andrej Tarkovskij
produzione: Mosfilm

Forse un meteorite, oppure la visita di alieni… fatto sta che, nei pressi di un centro abitato, s’è creata una strana “Zona”, un luogo dove avvengono fenomeni inspiegabili e al centro del quale sorge la “Stanza dei desideri”. Le autorità, inizialmente, hanno mandato degli uomini per perlustrarla, ma quelli non sono tornati. S’è quindi pensato bene di recintarla con del filo spinato, mettendovi a guardia i soldati affinché nessuno vi abbia accesso. Gli “stalker” sono delle guide illegali, gli unici che riescono a muoversi all’interno della Zona senza rischiare la vita. Molte persone sono disposte a pagarle pur di raggiungere la Stanza dei desideri. Il film ci racconta l’escursione di uno Stalker, di uno scienziato (il “Professore”) e di uno scrittore disilluso (lo “Scrittore”).

Ricavato da un racconto di fantascienza scritto dai fratelli Strugackij nel 1971, “Stalker” diventa nelle mani di Tarkovskij tutt’altra cosa: «In “Stalker” – scrive il regista – si può definire fantascienza soltanto la situazione di partenza, che ci tornava comoda perché ci aiutava a definire in maniera più plastica e rilevata il conflitto morale per noi fondamentale del film. Invece, per quanto riguarda la sostanza di ciò che accade ai protagonisti, non vi è nulla di fantastico. Il film è stato fatto in modo tale che lo spettatore abbia l’impressione che tutto sta accadendo ora, che la Zona è qui, accanto a noi. Mi hanno sovente domandato che cos’è la Zona, che cosa simboleggia, ed hanno avanzato le interpretazioni più impensabili. Io cado in uno stato di rabbia e di disperazione quando sento domande del genere. La Zona come ogni altra cosa nei miei film, non simboleggia nulla: la Zona è la Zona, la Zona è la vita: attraversandola l’uomo o si spezza, o resiste. Se l’uomo resisterà dipende dal suo sentimento della propria dignità, della sua capacità di distinguere il fondamentale dal passeggero» (A. Tarkovskij). Tarkovskij sembra rappresentare in questa straordinaria parabola cinematografica la sua stessa condizione di artista, e di uomo; il processo della creazione artistica, così come qualsiasi processo creativo e conoscitivo, non è esente da difficoltà e pericoli: affrontare l’ignoto e accogliere dentro di sé un’idea nuova comporta il tollerare un insieme di forti sentimenti di rischio e di imprevedibilità.


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"