Storie di tango
Non perdeteVi "Storie di tango" in programma domenica 8 dicembre al Teatro delle Garberie di Pergine (piazza Municipio 5): J.Futura Ensemble, Maurizio Dini Ciacci (pianoforte), Olivier Manoury (bandoneon), Stefano Zanchetta (violino), Stefano Bianchini (contrabbasso) ripercorreranno l'evoluzione di questa magica espressione artistica nata nella seconda metà dell'Ottocento.
Un'ampia sintesi di un genere musicale che ha varcato l'oceano, divenendo un fenomeno di culto e di moda. I moduli convenzionali cui il tango si lega rimangono carichi di implicazioni evocative in grado di far emergere il genere di danza come musica di scena, come citazione, per divenire infine anche vera e propria produzione concertistica.
Con suggestioni sceniche a cura di Eddy Serafini.
Protagonista la J.Futura Ensemble
Olivier Manoury (straordinario artista!) al Bandoneon,, Stefano Zanchetta al Violino, Stefano Bianchini al Contrabbasso, Maurizio Dini Ciacci al Pianoforte
In programma musiche di: Olivier Manoury Al Che (per bandoneon solo), Osvaldo Pugliese La Yumba,Astor Piazzolla Adios Nonino - Soledad Escualo, Carlos Gardel El dia que me quieras (per violino e pianoforte), Maurizio Dini Ciacci / Isabella Turso Dark Tango (per violino e pianoforte dal recente disco All Light), Astor Piazzolla Milonga del Angel - la Muerte del Angel - Verano porteno, Vicente Greco Ojos negros, Gerardo M. Rodriguez La Cumparsita.
Non si può spiegare il successo, la partecipazione così sentita, l'immensa diffusione del Tango se ci limitassimo a considerarlo solo una danza. Il fenomeno migratorio che lo ha generato continua ancor'oggi, anche se a flussi invertiti, facendo sì che un vero "altrove" non esista più, che ci sentiamo un po' tutti esuli in patria e che siamo abitanti di una frontiera che ci mantiene in costante contatto con l'altro, con il "diverso". Il tango diventa quindi strumento di conoscenza, di approccio, di superamento della solitudine, come destino di ogni essere umano e come elaborazione della differenza. Il tango argentino, nasce nella seconda metà dell'Ottocento da un'epopea migratoria che lega un ingenuo ottimismo a frustrazione, paura, solitudine, risentimento e nostalgia: di conseguenza quest'umanità frastornata si ritrova e riconosce in una forma artistica condivisa, in grado di comunicare con il corpo ed esprimere attraverso di esso quello che non poteva con le parole. A generare il tango fu dunque il seme dell'esilio, la memoria di danze, ritmi e melodie, ovvero un miscuglio di culture che volevano testimoniare la vita passata. E nonostante l'evoluzione attuale di questo genere, grazie anche alle geniali elaborazioni di Astor Piazzolla, resta sempre assai appropriata la definizione di Enrique Discepolo, paroliere di Gardel, quando afferma che il Tango "è un pensiero triste che si balla"