Terra di nessuno
Spettacolo teatrale in due atti dedicato alla memoria della Prima Guerra Mondiale messo in scena dal T.I.M. Teatro Instabile di Meano
T.I.M. Teatro Instabile di Meano
Terra di nessuno
“Terra di nessuno”, romanzo del 2001 dello scrittore ravennate Eraldo Baldini.
Si tratta di uno spettacolo teatrale in due atti dedicato alla memoria della Prima Guerra Mondiale, con una trama che si sviluppa attraverso la dinamica interazione sulla scena di quattro protagonisti in un continuo susseguirsi di azioni, dialoghi, colpi di scena e cambi di scenografie.
Un lavoro ambizioso, giocato sul filo di una costante ambiguità, in perenne bilico tra memoria storica e racconto di fantasia, tra orrore e dolore bellico.
Con “Terra di nessuno”, un romanzo che volevo fosse tagliente come un pugnale, teso e claustrofobico come una notte in trincea, tenebroso come una foresta stregata, la mia intenzione era quella di trascinare il lettore, pagina dopo pagina, in una spirale di mistero e d’angoscia, ma anche di dolorosa riflessione. Quattro reduci della Grande Guerra, per ritardare il difficile reinserimento nella vita “normale” e per rimanere ancora insieme, affittano un bosco in Appennino al fine di lavorarci come carbonai. Giunti lassù e isolati dal mondo, si trovano coinvolti in un crescendo di strani accadimenti inquietanti, di situazioni tragiche e inesplicabili che sembrano replicare l’orrore dei terribili giorni delle trincee, e il loro rapporto cameratesco, consolidatosi in tre anni di battaglie e di disagi, di pericolo e di condivisioni, prende a incrinarsi. E i Mostri della guerra, cavalieri di un’apocalisse dell’anima, sembrano tornare a manifestarsi implacabili e subdoli, l’uno dopo l’altro: la Paura, la Fame, il Dolore, la Morte. È la loro mente traumatizzata dalla recente esperienza bellica a trasfigurare la realtà, o davvero in quel bosco si cela un enigmatico e crudele nemico? E oltre quel muro d’alberi, che cosa c’è? La storia esprime una propria “verità” che si fa però metafora, laddove il messaggio finale è che, come ha scritto Maurizio Maggiani sulla quarta di copertina della prima edizione del romanzo, “dalla guerra non si torna mai; mai, neppure quando può sembrare di essere tornati”.
Eraldo Baldini