Umberto Mastroianni
Umberto Mastrianni (Frosinone, 1910 - Roma, 1998)
Iniziato alla scultura a quattordici anni dallo zio Domenico a Roma, in seguito si trasferì a Torino dove frequentò lo studio di Michele Guerrisi. Sviluppò in ritratti e sculture più o meno figurative il suo dinamismo plastico, caricandolo di epicità e di violenza emotiva. Negli anni successivi realizzò opere monumentali, come Il sole del 1962. Diverse furono le sue esposizioni e tra le ultime si ricorda quella allestita nel 1994 in San Giovanni in Laterano. Nel 1986 pubblicò Il grido e L'eco, in seguito diede alla stampa scritti autografi e nel 19921 Ombralunga. Tra le diverse onorificenze: il primo premio internazionale di scultura alla 29ª Biennale di Venezia e nel 1989 il Premium Imperiale dell'Associazione giapponese dell'arte. Sue opere si trovano nei più importanti musei del mondo.
Mastroianni è uno scultore pieno di energie, di contrasti formali, di dinamismi dialetticamente posti in tensione reciproca per creare equilibri squilibrati di forze centrifughe trattenute da un insormontabile centripetismo di base.
A ragione Argan sottolinea che "il meccanismo che sembra caratterizzare gran parte dell'iconografia e della morfologia di Mastroianni non è descrittivo ma strutturale. Per se stesso - continuaArgan - non fa più problema che non la specie botanica degli alberi nei paesaggi di un impressionista, ma l'assieme di quei segni e mutamenti che subiscono all'interno dell'opera costituiscono la figura di un mondo che compendia e pone pericolosamente a confronto il naturale e l'artificiale. Nel suo organizzarsi in forme la materia scopre le proprie interne, prementi energie, ma anche le proprie debolezze, incongruenze, contraddizioni. Nei rilievi colorati le più occasionali e inaspettate materie prendono la forza e lo splendore del metallo, salvo poi a decomporsi e trasformarsi come fossero materie naturali o organiche. Si direbbe che al meccanicismo trionfante si accompagna sempre una segreta, sopravvissuta alchimia. È anche per questo che le figure e i feticci del meccanicismo del tempo presente legano perfettamente con lo spazio, come se si trattasse ancora di figure e paesaggio".
Brano tratto da: Giorgio Di Genova, Storia dell'arte italiana del '900 - Generazione Anni Dieci, Edizioni Bora, Bologna 1990.
organizzazione: Casa degli Artisti Giacomo Vittone