Un sogno di una notte di mezza estate
Stagione Teatrale di Riva del Garda 2005/2006
Società per Attori/Teatro della Cometa
Un sogno di una notte di mezza estate
da William Shakespeare
con Maurizio Palladino, Stefania Politi, Vinicio Marchioni, Marta Ferranti, Alessandra Ingargiola, Benedetto Sicca, Luca Carboni, Giandomenico Cupaiuolo, Giulio Turli, Andrea Di Vincenzo, Nina Raia
regia di Giuseppe Marini
Un manipolo di candidi voyeur approdano al Sogno di una Notte di Mezza Estate, dopo aver esplorato a lungo le sue visioni inquietanti, i miraggi, le metamorfosi, le allucinazioni angosciose, che hanno messo a dura prova la loro vista. Hanno bende oculari per lenire i loro occhi affaticati dalle troppe estasi ed arrossati per le troppe lacrime, versate anche ridendo.
Hanno una lente gli stralunati ricercatori. Vogliono acuire lo sguardo, sondare, investigare e infine dubitare ancora di più della validità delle loro percezioni. Una lente per vedere che funga da specchio per vedersi
Lenti o specchi, sulla cui superficie non catturano altro che i mobili riflessi del Sogno, del mondo, di loro stessi, li sostengono nella fatica di essere uomini e attori. Per questo li porgono anche al pubblico, perché si prepari a vivere la perdita dei riferimenti cui la favola invita.
Nel Sogno, come nella vita, può accadere di inseguire gli eventi senza riuscire a concatenarli. Può accadere di smarrirsi nei vari mondi rappresentati e nelle varie sottotrame, nel vertiginoso alternarsi di registri (tragico, comico, lirico, favoloso) che compongono un complicato, quanto affascinante congegno drammaturgico. Un caleidoscopio di testualità, un dedalo di scritture che fa dellantinomia e della contiguità dei contrari il suo statuto originalissimo. Rivoli di senso rovesciati e simmetrie inverse per un musical discordo che vuol formalizzare linforme, che armonizza ordine e caos.
Una commedia inciampata nella tragedia? O una tragedia mascherata da commedia? O ancora due facce della stessa medaglia che litigano e si contendono il primato?
Il Sogno è una favola delicata e terribile, sensuale ed efferata, piena di latenze, simboli inquietanti, tossicità acide abilmente nascosti dietro i divertimenti, le cortesie, il gioco degli equivoci, le magie, gli incantesimi coi quali gioca a imbellettarsi e ad apparire frivola. Ma ogni tanto il belletto si disfa e lascia intravedere sotto la cipria grumi di tormento, lividi e cicatrici non rimarginate, abissi di sofferenza delluomo e poeta Shakespeare, tutto il suo sentire lAmore, la Morte, la Religione, lArte, il Teatro.
Lamore è morte per Shakespeare (ce lha detto in tutte le sue opere) e lamore copula con la morte lungo tutta la favola.
Il mio Sogno comincia con una marcia nuziale per Teseo e Ippolita. Ma su di essa grava lombra dello stupro con cui Teseo vinse lAmazzone che adesso vuole impalmare con cortei, lussi, splendore (uno stupro legalizzato) in unAtene bianca, un mondo ingessato, lugubre, di amori strazianti ben protetti dai guanti bianchi, di amori smaltati ma corrotti, di violenze hyper-clean.
Sportelli delle Casse Rurali Trentine fino al giorno dello spettacolo
Al Palazzo dei Congressi, la stessa sera dello spettacolo, dalle ore 19.30
organizzazione: Comune di Riva del Garda Assessorato alla Cultura - Coordinamento Teatrale Trentino