Uomini e industria

Cinema

Trentino Italia Storie Pop

Quadri dell’industrializzazione italiana

Il mio paese
di Daniele Vicari, 113’ (2006)

Tra il 2005 e il 2006 Daniele Vicari percorre l’itinerario già seguito da Joris Ivens negli anni Trenta e documentato nel film L’italia non è un paese povero. Racconta, così, di un presente segnato dalla crisi economica interna e dalla conseguente perdita di competitività internazionale.

Tra le strade di Gela, nel porto e sulle spiagge, si intersecano le testimonianze dei primi protagonisti del documentario: un sindacalista edile, lucidamente consapevole delle insufficienze della storia industriale della sua città, un pescatore che non si arrende a un destino da migrante, gli extracomunitari scampati alla traversata del Mediterraneo, in cerca di un’identità sociale. Questo pezzo di Sicilia è quotidianamente percorso dai pullman che ancora oggi portano gli italiani a lavorare all’estero, in Germania, verso il Nord. Il regista viaggia con loro, la prima tappa è Termini Imerese, simbolo di un declino industriale reso ancor più cupo dallo spettro di una nuova povertà.
In Basilicata, le catene di montaggio della Fiat di Melfi convivono con il tentativo di strutturare un’economia agricola di qualità, rafforzata dalla collaborazione tra i piccoli produttori, dalla storia antica di ogni vigneto e di ogni paese. Il futuro appare gravato da un senso di solitudine e di fatica. È lo stesso disagio che traspare dalle parole dei ricercatori dell’Enea, personalmente impegnati nello studio di fonti alternative di energia e tuttavia critici nei confronti dell’attenzione che il paese riesce a dedicare a questo settore strategico.
Il pullman corre sull’ autostrada, la fermata successiva è Prato, cuore di un distretto industriale che ha divorato la promessa di bellezza e guadagno degli anni Ottanta e che si ritrova a fare i conti con i nuovi scenari internazionali e con la concorrenza certo non tenera dei cinesi. Lo scrittore Edoardo Nesi, ex imprenditore tessile, usa le parole di un suo libro: i suoi ricordi, la sua esperienza diretta del presente, per raccontare il drammatico momento vissuto dalla sua città, in cui gli operai perdono un lavoro faticosamente conquistato sei mesi prima e gli imprenditori ammettono il fallimento di un’intera strategia gestionale.
Il viaggio termina a Marghera, il luogo che più di ogni altro incarna la complessità della storia dell’industria italiana, del bivio che oggi essa fronteggia: Gianfranco Bettin, a lungo vicesindaco di Venezia, parla tra i canali del Petrolchimico, dell’importanza di una riflessione sul lavoro, della necessità di scelte coraggiose per affrontare le sfide del futuro e della modernità, senza annullare il passato. Tornano le immagini del pullman, dopo quasi 48 ore, è arrivato in Germania, riparte vuoto per la Sicilia


organizzazione: Fondazione Museo storico del Trentino