Varcar Confini

Teatro

Storie a memoria
La memoria dei luoghi

La rassegna “Storie a memoria”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia e dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara, proseguirà venerdì 20 agosto con uno spettacolo ambientato nella cornice storica di Forte Strino, nei pressi di Vermiglio in Val di Sole.

L’edizione 2010 della rassegna “Storie a Memoria - Castelli e forti, ville e borghi del Trentino” - organizzata dall’assessorato alla Cultura, Rapporti europei e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con il Museo Castello del Buonconsiglio e la Fondazione Museo storico del Trentino, prosegue con uno spettacolo in programma venerdì 20 agosto a Forte Strino, nei pressi di Vermiglio in Val di Sole. Si tratta del quinto e ultimo appuntamento del progetto “La Memoria dei luoghi - Varcar confini”, un itinerario teatrale lungo il Sentiero della Pace.

Varcar Confini
Itinerario teatrale lungo il Sentiero della Pace

Forte Strino (Vermiglio)
Venerdì 20 agosto
“Io armi non ne ho”

Risale all’inizio degli anni ’70 l'idea di ripristinare i sentieri in rovina della Grande Guerra per trasformarli in un percorso di pace. Da così l'associazione "Amici delle Dolomiti" e nel 1987 la Provincia autonoma di Trento, ricalcandone le finalità, predispose la realizzazione del “Sentiero della Pace” che oggi percorre l’intero fronte trentino, dal Passo del Tonale alla Marmolada.
È un itinerario ricco di motivazioni di carattere ambientale, ma soprattutto con un profondo significato culturale e storico: un percorso nelle memorie, per riflettere e meditare.
Nel progettare l’edizione 2010 della rassegna estiva “Storie a memoria”, si è pensato ad una serie di spettacoli che affrontassero il punto di vista di coloro che sono vissuti in questi luoghi di guerra e che , con il trascorre degli avvenimenti, si sono trovati da una parte e dall'altra.
A Forte Strino, nel comune di Vermiglio in Val di Sole, sarà fatta rivivere la vicenda drammatica di Domenico Chizzali, giovane soldato di Ala, fucilato per diserzione. Chizzali era uno studente liceale di Rovereto che fu mandato sul fronte orientale con la divisa dell’Impero austro-ungarico. Letteralmentre terrorizzato dalla prospettiva di dover combattere, tentò di sottrarsi ad un destino che non riusciva ad accettare: nel novembre del 1915, nella remota Bucovina, prese la fuga dopo aver spezzato il fucile contro una croce incontrata lungo il cammino. Arrestato a Cernovtsy in Ucraina mentre tentava la fuga, fu giustiziato il 12 dicembre dai suoi stessi commilitoni, costretti a fare da plotone d’esecuzione.
Il coordinamento dell’azione scenica è affidato a Bruno Vanzo, attore e regista fra i più conosciuti e apprezzati a livello provinciale, che varà al prooprio fianco gli attori della “Compagnia delle Arti” che raccoglie alcuni fra gli interpreti più validi del panorama teatrale trentino: Giuliana Germani, Marro Gaddo, Jacopo Roccabruna e Gabriele Penner. La scrittura teatrale è stata ricavata da testi storici di Henry Barbusse (“Il fuoco”), Boris Vian e Alverio Raffaelli. Il commento musicale sarà garantito dal fisarmonicista Stefano Bragagna.

In collaborazione con l'Associazione "Storia e Memoria" di Vermiglio e Comune di Vermiglio (Tel. 0463 758200) www.associazionestoriaememoria.it - www.vermigliovacanze.it

Vermiglio - Forte Strino
Forte Strino, appartenente al grande sistema di fortificazioni austroungariche al confine italiano, si trova nei pressi del passo del Tonale, nel territorio comunale di Vermiglio. La fortezza fu edificata tra il 1860 e il 1866 a quota 1.538 a scopo di controllo e difesa dell'ultimo tratto della strada per il valico.
La struttura ha una pianta a forma di semicerchio, articolata su due livelli. Nel primo livello presentava tre postazioni, mentre al secondo livello quattro, posizionate verso la strada del passo del Tonale e la val Vermiglio. Oltre alle camere di combattimento, il forte aveva una serie di feritoie per la difesa ravvicinata.
Nel 1891 venne costruito sotto al forte una seconda struttura fortificata, il forte Velon, di modeste dimensioni, con il quale era collegato attraverso una ripida scalinata. Il Forte, completamente autosufficiente, era completo di acqua potabile, forno per il pane, infermeria, generatore di corrente elettrica, segnalatore ottico e telefono per collegarsi con gli altri forti e con le postazioni in prima linea.
Soltanto a dopo la fine del conflitto si deve la parziale distruzione della fortezza, non quindi causata da eventi bellici, quanto da una fase di depredazione del ferro e della pietra tagliata che lo rivestiva.
Il comune di Vermiglio, con la Provincia Autonoma di Trento, visto il degrado, ne ha deciso e promosso il ripristino, consolidando le strutture, rimuovendo le macerie ed eliminando la fitta vegetazione che lo aveva ricoperto.

Un po’ di storia...
L'entrata in guerra del Regno d'Italia nel 1915 portò i combattenti sulle montagne soprastanti Vermiglio. A differenza dei precedenti conflitti, in questa guerra i combattimenti non si concentrarono sul valico del Tonale, ma si allargarono a macchia d'olio sulle cime circostanti, in osservanza a quella regola tattica, non sempre efficace come si credeva, che imponeva di impadronirsi delle alture prima di avanzare nel fondovalle. Torrione Albiolo, Castellaccio, cima Presena, cima Lago Scuro, cima Zigolon (ribattezzata dagli alpini «sgualdrina» perché passava continuamente dalle loro mani a quelle degli austriaci), cima Busazza, Monticelli, sono nomi che si scolpirono nell'immaginario popolare per le battaglie combattute su queste cime.
Come in tutti gli eventi bellici, pesante fu il tributo imposto ai civili; la militarizzazione del territorio, le azioni di guerra e la povertà della popolazione determinò l'evacuazione forzata e totale dei vermigliani. Furono deportati a Mitterndorf, vicino a Vienna, dove era stato costruito un campo profughi per gli sfollati trentini. Le precarie condizioni igieniche, sanitarie e alimentari favorirono il dilagare di malattie infettive. Per la drammaticità delle loro condizioni i profughi vermigiani furono lasciati tornare in Trentino (ma non a Vermiglio) nel 1917 e poterono rientrare nel loro paese solo a guerra finita. Incendi, bombardamenti e saccheggi avevano ridotto l'abitato a uno scheletro: alle miserie della guerra seguirono quelle di una ricostruzione lunga e faticosa.


organizzazione: P.A.T. Assessorato alla Cultura, Rapporti europei e Cooperazione Servizio Attività Culturali