Villan People o sproloqui in lingua veneta

Teatro

Stagione di prosa di Borgo Valsugana e Grigno 2012/2013

Pantakin/Teatro Boxer
Villan People o sproloqui in lingua veneta
drammaturgia e regia di Andrea Pennacchi
con Michele Modesto Casarin, Manuela Massimi, Andrea Pennacchi

«Tempi schiodati, i nostri: le esondazioni e i terremoti distruggono i fieri capannoni che avevamo innalzato a sfidare gli dèi, il nostro fugace benessere ci può essere tolto in ogni momento. Abbiamo osservato con cura il panorama del nostro Veneto, per non restare accecati abbiamo indossato le lenti fabbricate, secoli fa, da Angelo Beolco, detto Ruzante. Grazie a questo filtro siamo riusciti a scoprire una rete di storie, forse non rassicuranti, ma vive.
Nel deserto globalizzato della grande pianura padana si aggirano scampoli di umanità feroce, invidiosa, affamata anche quando è sazia. Uomini che invidiano chi ha più di loro, che desiderano ferocemente quello che non hanno, che non hanno mai quello che desiderano, che sia amore, sicurezza, denaro o roba. Il crimine non li spaventa, le regole sociali non li fermano, sono Villani: brutti, sporchi e cattivi. I nostri protagonisti vengono dalla cronaca nera quotidiana, ma non sono mostri, illuminano anzi le strutture profonde di questo nostro fortino di polenta e costicine di maiale: le storie che si stendono sul lettino dell’anatomopatologo sono terribilmente semplici, anche se non banali. I nostri eroi parlano una lingua mista, una koinèdi dialetto veneto della grande metropoli, inglese scolastico e da canzoni pop, e italiano da fiction tv. Potrebbero essere felici, in fondo, ma sono macinati nella grande macchina del desiderio che prende tutti e sbatacchia qua e là la gente, come in preda a un gran vento: ognuno può essere ciò che vuole, ma nessuno più sa cosa vuole. Lo sguardo che gettiamo sui protagonisti non è di superiorità: ci riconosciamo in loro, vediamo nei loro motori quelli che muovono anche noi, la bestia che li muove è la stessa che si agita in noi, ancora in catene, per il momento. Li riconosciamo come fratelli, nella vulnerabilità e nella capacità di assorbire i colpi della sorte, nel desiderio di vita che li muove costantemente, nell’ansia disperata di essere felici, e nella grande confusione».
Andrea Pennacchi


organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comune di Borgo Valsugana - collaborazione comuni del Sistema Culturale Valsugana Orientale