Visite guidate al Castello di Segonzano

Manifestazioni ed eventi

Giornata nazionale dei castelli

Istituto Italiano dei Castelli Sezione Trentino Alto-Adige
in collaborazione con Comune di Segonzano

Le visite guidate al Castello di Segonzano si svolgeranno dalle ore 10.00 alle ore 17.30; sono ammesse solo visite guidate, condotte da esperti di costruzioni castellane, con inizio ai minuti 0 e 30.
Le visite consentiranno ai visitatori di apprezzare in modo approfondito gli aspetti storici, artistici e architettonici del maniero.

Castello di Segonzano
Le origini del castello di Segonzano risalgono al 16 febbraio del 1216 quando il vescovo di Trento Federico Vanga concesse: “edificandi castrum cum domo de munitione siue de batalla in loco Sagonçani” a Rodolfo, figlio di Federico Scancio coppiere ereditario dei vescovi di Trento. Il Vanga concesse quindi allo Scancio di costruire in uno qualsiasi dei suoi possessi allodiali nel distretto di Segonzano un castello con una casa fortificata o da “battaglia”, di cui lo investì quale feudo vescovile con la consueta formula e atto di fedeltà.
Rodolfo Scancio scelse di costruire il castello su un dosso di roccia posto sul fianco sinistro della valle, in un punto strategico di controllo dell’antica strada d’attraversamento sul ponte dell’Avisio, posto ai piedi della rupe.
In mancanza di dati certi, ma in base all’analisi dei ruderi pervenutici, possiamo immaginare che la prima costruzione sorgesse sul punto più alto del dosso roccioso, e fosse un massiccio muro quadrangolare di notevole elevazione e spessore, senza aperture salvo qualche feritoia e la porta di accesso posta alquanto in alto. Il massiccio muro era coronato da merli alla ghibellina e da un camminamento di ronda. La quadrangolare costruzione era in parte occupata in un edificio, suddiviso da vari ambienti e da un cortile con la cisterna per l’acqua, raccolta dai tetti che da sotto il camminamento di ronda erano inclinati verso l’interno.
Di questa parte più antica del castello si possono ancora oggi leggere le fondamenta, tanto che da un’attenta osservazione si può anche individuare, all’interno di questa, il tracciato del mastio.
Al tempo della prima costruzione o poco dopo deve essere stata costruita anche una torre nell’angolo sud dello sperone roccioso a difesa della salita e dell’ingresso al castello; quindi una cortina di recinzione a sud della prima costruzione, con un alto muro merlato ad angolo acuto sull’estremo dello sperone, ancora oggi visibile, e raccordato alla rocca con un muro più basso.
Con l’occupazione del principato vescovile di Trento da parte di Mainardo II conte del Tirolo, e la rinuncia degli Scancio alla giurisdizione e al castello di Segonzano, questi ultimi furono concessi in feudo, il 23 novembre 1304, da Ottone di Carinzia conte del Tirolo a Jacopo di Rottenburg.

I Rottenburg tennero il castello sino agli inizi del XV secolo, ad eccezione di un breve periodo quando passò ai Greifenstein, loro parenti.
Con la pacificazione del 1418 tra re Sigismondo e il duca Federico d’Austria, conte del Tirolo, quest’ultimo promise di restituire i beni estorti della chiesa di Trento tra cui il Castello di Segonzano del quale ottenne nel 1424 l’investitura da parte del vescovo di Trento Alessandro di Mazovia.
I conti del Tirolo affidarono il castello a capitani; l’ultimo di questi, Paolo Lichtenstein, fu infeudato del castello che in quel periodo, come un po’ tutte le Rocche medievali era sì un luogo fortificato e un sicuro rifugio per uomini, animali, ma anche fattoria, e aveva l’aspetto trascurato; era cioè un ammasso di costruzioni più agricole che di difesa militari, dal sapore pittoresco con provvisori edifici di legno con funzioni di stalla, fienile e altro. Aspetto fissato dal pittore di Norimberga Albrecht Dürer in due acquerelli realizzati durante il suo primo viaggio in Italia del 1494, e individuati dal Rusconi quali “Schloß Segonzano im Cembra-Tal”.
Il 7 marzo del 1535 il castello e il feudo di Segonzano furono concessi dal vescovo Bernardo Cles a Cristoforo Filippo Lichtenstein, che lo vendette nel 1535a Giovanni Battista a Prato, che fu investito del feudo dal vescovo di Trento Bernardo Cles il 23 settembre dello stesso anno.
Agli a Prato, che lo tennero il feudo sino alla secolarizzazione del 1803 quando fu incamerato dal governo austriaco, si deve la ristrutturazione del castello (un po’ fattoria e fortezza) a residenza signorile, senza per questo perdere l’aspetto di maniero fortificato e le funzioni di raccolta delle decime.
Particolarmente curata deve essere stata la realizzazione degli ambienti adibiti a dimora dei signori identificabili negli appartamenti ”da basso e di sopra” “verso l’Avisio e verso la fontana”, con ampie sale, illuminate e arieggiate da finestre di tipo gotico, e riscaldate da stufe di maiolica finemente decorate. Vi erano però anche il granaio, la cantina, il “fondego”, il luogo ove si faceva bollire l’uva, il torchio, il mulino, la stalla oltre alla prigione, e le pareti delle sale dovevano essere decorate con affreschi di cui però non abbiamo nessun documento.
L’aspetto assunto dal castello è documentato in un ex voto del 1796 della comunità di Piazzo conservato nella chiesa di Santa Maria Assunta a Piazzo in ricordo dello scontro tra gli austriaci e i francesi di Napoleone, con in basso a sinistra una dilettantesca rappresentazione del Castello di Segonzano. Durante questi fatti d’arme il castello fu incendiato e successivamente abbandonato, cadendo in rovina come appare in una incisione di Johanna von Isser Grossrubatscher 1834. Successivamente fu cava per materiale da costruzione per terrazzamenti agricoli e per le case che in gran parte furono spazzate via dalla piena del 1882.
Nel 1972 i ruderi del castello furono parzialmente restaurati a cura della Commissione per la valorizzazione dei castelli trentini con finanziamento della Provincia Autonomo di Trento sotto la sorveglianza della Soprintendenza di Stato. L’opera riguardò la ricostruzione della merlatura a coda di rondine. Più consistenti recenti lavori hanno permesso l’utilizzo per visite attività culturali dell’intero sito.
Roberto Codroico


organizzazione: Istituto Italiano dei Castelli Sezione Trentino Alto-Adige - in collaborazione con Comune di Segonzano