Volti e Voci

Mostra fotografica

Insieme per l'8 marzo

Generazioni di donne che lavorano a confronto
a cura di Paola Bernardi, ritratti fotografici di Elena Munerati

Mostra fotografica che raccoglie 19 ritratti di donne realizzati dalla fotografa trentina seguendo una linea intergenerazionale che vede coinvolte madri e figlie, in alcuni casi nonne e nipoti, che hanno lavorato o lavorano nello stesso ambito. Operaia, impiegata, insegnante, imprenditrice, commerciante, albergatrice, tessitrice, ostetrica, infermiera, viticoltrice, cassiera queste sono le professioni affrontate che cercano di dare un quadro dell’impegno delle donne che lavorano nella nostra Provincia.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione, curata da Paola Bernardi, che raccoglie testi della storica Maria Luisa Crosina, dell’antropologa Emanuela Renzetti, che si avvale delle interviste fatte alle donne coinvolte, corredate dai ritratti fotografici, e di Chiara Saraceno che racconta le sue impressioni rispetto al periodo in cui ha vissuto a Trento.

Sono ancora una volta le donne ad attirare la nostra attenzione e il motivo di fondo è questa straordinaria capacità che hanno di riuscire a conciliare impegni e situazioni diverse nella loro vita. Il lavoro è una realtà che conoscono assai bene perché quasi ognuna di loro la pratica quotidianamente, sia che si tratti di lavoro domestico che di qualsiasi altra attività svolta che garantisca loro un reddito individuale.
È proprio questo desiderio di capire e di approfondire, anche rispetto a noi stesse, che ci ha spinto a cercare di raccogliere una serie di testimonianze che possano aiutarci a riflettere su questi temi. Le nostre scelte, in questo caso, hanno cercato di isolare un tassello che potrebbe sembrare un po’ atipico, se si considera l’intero universo lavorativo femminile nel suo insieme, e che quindi non pretende in alcun modo di essere esaustivo rispetto a un tema così complesso e articolato.
Abbiamo incontrato due generazioni di donne, in qualche caso tre, che hanno svolto, per interesse o per necessità, la stessa attività: il lavoro delle madri s’intreccia quindi con quello delle figlie favorendo un maggiore scambio e testimoniando una sorta di eredità lavorativa nel tempo. Ci è sembrato importante interrogarsi su come viene percepito il lavoro quando alle spalle c’è stata una madre o una nonna impegnata praticamente sullo stesso fronte. Il vissuto delle madri, anche se spesso faticoso e difficile, “tramandato” alle figlie sembra, infatti, contribuire a costruire un’immagine positiva del fare femminile percepito come forma di autonomia e come maggiore coscienza di appartenere a una società complessa in continuo mutamento. Se ripenso però ai racconti fatti dalle donne incontrate in questi mesi ho l’impressione che vi sia un filo conduttore, che attraversa l’esperienza di ognuna, legato alla percezione del tempo. Viviamo ora in un tempo tecnologico che subisce una continua accelerazione e questo fa sì che per chiunque, ed in modo particolare per le donne che lavorano, il tempo rappresenti in qualche modo un riferimento essenziale perché scandisce inesorabilmente il ritmo del vivere quotidiano.

Ognuna di queste donne ha dovuto, infatti, fare i conti nella propria vita con il tempo, il tempo dedicato al lavoro, quello dedicato alla famiglia e quello spesso sottratto a se stessa. Ma rileggendo in quest’ottica tutte le interviste non mi pare vi sia una sostanziale differenza tra l’una e l’altra generazione, anche nei mestieri che possono sembrare più vicini a un ritmo più umano, e quindi più dilatato, come può essere la tessitura. Lina tesse, infatti, con un ritmo diverso rispetto alla figlia Lucia mentre la nipote Carmen si concede il lusso di rinunciare ad alcuni lavori proprio per potersi armonizzare al ritmo che le è più congeniale. Il tempo incalza comunque per tutte e tre obbligandole a scelte non sempre facili ma necessarie. Ognuno risolve come può la propria lotta personale contro il tempo. Certo che Federica, giovane cassiera, dice giusto quando riferisce che la differenza tra lei e la madre è che la madre fa tre lavori e lei uno soltanto. Il problema dell’impegno femminile resta sempre e comunque quello di doversi dividere tra più ambiti diversi e quindi di rinunciare spesso al tempo per sé. I contributi raccolti in questo volume offrono sfaccettature diverse dovute anche alla diversa percezione del vissuto delle protagoniste. Elena Munerati isola, attraverso il suo sguardo e la sua sensibilità, i volti delle donne incontrate nel corso delle interviste, in inquadrature che impediscono ogni possibile distrazione dal soggetto rappresentato restituendocele in una essenzialità densa di significati. Maria Luisa Crosina affronta a grandi linee la storia del nostro territorio che ha visto non pochi mutamenti nel corso dell’ultimo secolo. Emanuela Renzetti, avvalendosi delle interviste raccolte, traccia dei brevi profili e si interroga proprio sull’influenza che può aver avuto nella vita delle donne il fatto di avere come specchio una madre che ha scelto o si è trovata a dover scegliere di lavorare. Chiara Saraceno offre una testimonianza sul periodo da lei trascorso a Trento quale donna impegnata non solo nel lavoro ma anche nel movimento femminista in una delle fasi più ricche di fermenti per la nostra città
Paola Bernardi


organizzazione: Assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento, Servizio Attività Culturali - in collaborazione con Comune di Trento e Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura