Zerogrammi

Danza

Trento a Teatro
Scappo a teatro [e a danza]

Teatrofficina Zerogrammi
Zerogrammi
(CREAZIONE 2006)
regia, coreografia ed interpretazione Stefano Mazzotta ed Emanuele Sciannamea
collaborazione all'allestimento e luci Chiara Guglielmi
musiche E. Satie, F. Battiato
costumi e video Zip
produzione teatrofficina Zerogrammi
coproduzione Artemis Danza
allestimento ideato dalla Fondazione teatro ragazzi e giovani onlus

“Zerogrammi”: ovvero una danza senza peso, leggera, per volare e poi planare sulla vita quotidiana, con due mimi-clown e danzatori contemporanei.

Due orsacchiotti di pezza e una Barbie con la testa attaccata con lo scotch per trastullarsi in un surreale Dejeuner Sur l’Herbe che pare dipinto da Jacques Tati. Giocare seriamente quando il gioco diventa l’unica cosa seria che ci può salvare dalla seriosità della vita. Giochi di due Candide tra Cochi e Renato e Stanlio e Ollio al teatro di Marcel Marceau e Merce Cunningham vestiti come teneri matti del paese coi berretti, quelli col paraorecchie da pilota della grande guerra in tempo di pace. Cappelli per volare senza staccarsi da terra. Tutt’al più planare a motore spento portati dall’aria, facile come una domenica mattina. “Zerogrammi”: ovvero una danza senza peso. Leggera. Ma non perché priva di contenuto, ma in quanto alleggerita dalla zavorra dei contenuti buoni solo a tenere schiacciati a terra. Danza per volare, del volo senza decollo di cui abbiamo detto, e poi planare e planare un’altra volta sulla vita quotidiana, quella delle petite cose di cui non ci si deve dimenticare. Ricordarsi di respirare. Planando portati dal vento delle nostre leggerezze, ma sì chiamiamole anche frivolezze, che così si respira meglio, e si vede bene tutto, dato che si sta a pochi centimetri dall’erba di giorni ordinari che vengono una volta a settimana e unici in questi minimi giochi e screzi innocenti quando si può essere due clown.
Due mimi e danzatori contemporanei, ma pure di tango, se alla radio suona “Besame mucho” (che è sempre meglio di Little Tony e Orietta Berti – per non parlare di Jo Squillo) e attori e comunque due persone qualsiasi col cappello ridicolo e il pullover buffo (lasciamo stare i pantaloni improbabili). Emanuele Sciannamea e Stefano Mazzotta, magnifici danzatori di Artemis di Monica Casadei e qui ora come ditta col nome che dà il titolo allo spettacolo (“Zerogrammi”, in scena a Modena oggi, domani e domenica al “The house” per “Confini 2007”), sono i due clown di uno spettacolo leggero come un amore all’inizio, lieve come il vento più dolce di una serata di primavera di quando c’erano ancora le mezze stagioni: bello e delicato come quel qualcuno che ognuno di noi ha, o aspetta, per i momenti belli e senza pensieri. Quei momenti senza il cui ricordo non potremmo vivere.

“Zerogrammi” è la raccolta di pensieri dei due sottratti al pensiero per l’istinto del ragionamento così semplice e necessario (“ricordarsi di respirare”) da essere legato ai ritmi della vita che qui è gioco e dispettucci, come quando Sciannamea fa in mille pezzi la macchinetta di Mazzotta che ha vinto la gara dell’automobilina più grande, anche se niente può contro il trattorino a pedali su cui ritorna il suo amico. Come quando il tè con la Barbie si trasforma in una partita a dama. Come quando i Winnie the Pooh nelle mani dei due sono i protagonisti della scena sui quadratini di luce. Giochi così con musica classica e d’altri tempi, giochi senza tempo alla faccia della tecnologia perché i due sanno che non c’è niente di più moderno di quei giochi che sono in noi perché proiezione dei nostri pensieri elementari, nel teatrino dei pagliacci che c’era e ci sarà ancora in questa continua attesa beckettiana alla quale siamo sottoposti tutti, e allora tanto vale divertirsi un po’, non vi pare? E soprattutto ricordarsi: ricordarsi di innaffiare i fiori e ricordarsi che si può saltare nelle pozzanghere tutto il tempo che si vuole, ricordarsi di sorridere ma anche che si può piangere, ricordarsi che Babbo Natale esiste, perché si può essere piccoli per sempre, ricordatevelo, e ricordarsi di fare la pipì, perché quando scappa scappa, e ricordarsi di farsi venire a prendere, ricordarsi di innamorarsi sempre e ricordarsi di respirare e poi ricordarsi tante altre cose che non mi ricordo più ma, l’importante, è ricordarsi di ricordare (come dicono le splendide persone, ballerine e gente qualunque, come se le ballerine non fossero gente qualunque - be’ non proprio -, riprese nel video a fine spettacolo che dicono cosa bisogna ricordarsi, dopo che in scena Emanuele Sciannamea ha attaccato tanti post gialli sul torso nudo di Stefano Mazzotta). Ricordare. Ricordarsi di essere felice, ecco, se si può, mentre Franco Battiato canta “L’animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai”. Ricordarsi ciò di cui si ha bisogno sul momento, quello che si vuole, ma ricordarsi sempre, ognuno le proprie cose: perché le proprie cose, datemi retta, sono le cose di tutti. E sopra ogni cosa: “Ricordarsi che le ginocchia sbucciate sono sexy”.
(Sergio Gilles Lacavalla)


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara