Il popolo che legge. Cultura e questione nazionale nelle biblioteche popolari trentine di fine Ottocento

Premiazione e presentazione della Tesi di laurea magistrale di Elisabetta Antonelli

Martedì 17 aprile 2018 presso la Biblioteca comunale di Trento, nell’ambito dell’iniziativa “Tesi di laurea di interesse per il territorio”, si è svolta la premiazione della tesi di laurea magistrale di Elisabetta Antonelli, Il popolo che legge. Cultura e questione nazionale nelle biblioteche popolari trentine di fine Ottocento, relatore prof. Gustavo Corni, discussa a Trento lo scorso 25 ottobre.

Alla premiazione è seguita la presentazione del lavoro di Antonelli: Silvano Groff, responsabile delle sezioni di conservazione della Biblioteca comunale, ha tratteggiato il panorama delle biblioteche pubbliche trentine nella seconda metà del XIX secolo. Ugo Pistoia, funzionario della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, è poi entrato nel merito dei contenuti della tesi di laurea, illustrandone gli scopi e l’articolazione. Elisabetta Antonelli infine si è soffermata sugli aspetti più significativi della sua ricerca, in particolare la concezione della lettura che sta alla base della costituzione delle biblioteche popolari di fine Ottocento (a Trento, a Rovereto, ad Ala, a Mori, ecc.), dell’apertura delle biblioteche parrocchiali, della biblioteca circolante della Lega nazionale. Illustrando quali erano i generi letterari preferiti, quali gli autori proposti e maggiormente in voga, ha mostrato come gusti e preferenze dei lettori, tanto nei centri urbani quanto nelle valli, non fossero poi distanti da quelli in voga nel vicino regno d’Italia (Edmondo De amicis, Emilio Salgari, Jules Verne, ma anche Ugo Mioni, Anton Giulio Barrili, Anna Vertua Gentile, Cesare Cantù, Paolo Mantegazza). Dopo avere spiegato il funzionamento della biblioteca circolante della Lega nazionale, che aveva referenti in tutte le valli trentine e della quale rimane oggi un voluminoso catalogo, Antonelli ha concluso osservando come quei libri, diffusi soprattutto per promuovere la lettura e la pratica della lingua italiana nelle valli periferiche, abbiano contribuito a fornire anche ai ceti sociali più bassi (e largamente maggioritari) immagini, panorami, mappe e strumenti per interpretare la realtà e la modernità altrimenti del tutto irraggiungibili. Tracce di questa acculturazione si riscontrano nei diari dei soldati (quegli stessi contadini) durante la Prima guerra mondiale: non avrebbero potuto elaborare le interpretazioni di quanto vedevano attorno a sè senza quello che avevano potuto leggere in precedenza.


26/04/2018