(im)probabili assonanze #1
Alice et le Sapin e Angelica Freddi
#ipensieriinviaggio ci spingono verso sperimentazioni che non pensavamo di innescare, ma una volta dentro al progetto, il gioco è diventato inevitabile: associare un’opera artistica esposta in #passaggioinbiblioteca a un libro e aspettare che qualcosa risuoni o riecheggi dentro (o fuori) di noi.
Aspettare, seguendo quel lento movimento della mente verso percorsi inusuali che la letteratura e l’arte sanno offrire, senza fretta o ansia ma con la sola nostra capacità di ascolto.
Alice et le Sapin e Angelica Freddi: la prima (im)probabile assonanza
Un collettivo e una persona singola che trovano nel lavorio frenetico delle mani un modo per esprimersi o come dice Angelica “per respirare”, per “esserci”.
Le loro opere non potrebbero essere più diverse: una chiusa, centripeta, l’altra aperta, centrifuga, seppur raccolta; una che evidenzia e trasforma la macchinina con un color celeste in foggia di balena, l’altra che la macchinina la nasconde dietro al protendersi di tre figure femminili.
Alice et le Sapin, giovane coppia di designer d’accessori valdostani, pensano al mare, al viaggio dell’acqua, e al nostro modo di sfruttarlo e non considerarlo come risorsa ma come luogo di deposito, di accumulo dei nostri scarti.
L’associazione istantanea è ad un libro senza parole: “Um dia na praia” di Bernardo Carvalho per Planeta Tangerina, 2008. Un uomo va in spiaggia con il suo ombrellone, l’asciugamano e guarda l’orizzonte marino. Intorno a lui, non c’è nessuno. Ad un tratto dalla superficie del mare emergono oggetti, di tutti i tipi, forme e colori, unico denominatore comune e che sono tutti prodotti dagli esseri umani. L’uomo si ingegna e pensa di costruire un’imbarcazione che lo porterà lontano sulla linea dell’orizzonte, riecheggiando quelle macchine gigantesche che lo scultore svizzero Jean Tinguely aveva ideato a metà del secolo scorso. Con ironia e chiarezza visiva, l’illustratore portoghese nonché fondatore della casa editrice Planeta Tangerina, Bernardo Carvalho mette davanti ai nostri occhi cosa stiamo facendo a quella che è la risorsa vivente più importante della nostra vita e se fornisce con la sua narrazione un lieto fine, regala l’amaro in bocca per come ci stiamo comportando.
Nella chiusa casetta di Alice et le Sapin, dai colori brillanti e dalla decorazione ricercata, si sente la stessa voglia di mettere in evidenza quanta bellezza stiamo lasciando andare via, in un viaggio senza ritorno.
Angelica Freddi e la sua “caduta libera” così magistralmente organizzata, pittoricamente incisiva e sapientemente in movimento, ci porta in un altro orizzonte. Tre donne, che sono anche un insieme unico, turbate ma serene, con la posizione del corpo decisa a non subire il colpo, conducono i nostri sguardi verso il basso ma anche verso il cielo. La donna in primo piano, di giallo vestita, guarda in alto come a suggerire una via di fuga.
“Fortunatamente” di Remy Charlip per Orecchioacerbo (2010) è sulla stesa onda emotiva: un bambino riceve una lettera di invito a una festa ma per raggiungerla deve superare ostacoli su ostacoli. Per fortuna, c’è sempre una via di scampo e la destinazione finale vale tutte le fatiche compiute. Un albo illustrato che alternando doppie pagine a colori con quelle in bianco e nero ci ricorda l’alternarsi della vita in stati di gioia e di dolore.
15/09/2020