(im)probabili assonanze #15
Silvia Levenson e Silvia Musumarra
Una macchinina fatta di contrasti e una macchinina che quasi si perde sui sentieri di montagna.
Un oggetto piccolo che rimane piccolo e un oggetto piccolo che si fa grande sopra a una sedia.
Due processi artisti divergenti: uno centripeto, verso l’interno di se stessi, l’altro centrifugo, verso l’esterno e il paesaggio circostante. Due mondi, due persone, due donne, due “pensieri in viaggio”.
Silvia Levenson lavora di concettuale. Una piuma è posta sulla facciata dell’automobilina per dare leggerezza, di contrasto, come portabagagli, posiziona una piccola bomba di vetro rosale per rappresentare le inquietudini personali. Tutto racchiuso in un filo di ferro che stringe e ferma il viaggio, quasi a dirci che non sempre tutto ci sorride. Metafore, simboli, rimandi per un pensiero che sa di introspezione.
“Beyond the Horizon” di Carolina Celas per Little Gestalten (2020) è un raffinato dialogo, in colori pastello, con l’orizzonte come se questo fosse qualcosa di animato, di realmente vivente, esistente accanto a noi. Le illustrazioni in effetti ci conducono a pensarlo: l’orizzonte può essere qui, vicino a noi, oppure là, spostato, apparentemente più lontano, perché offuscato, nascosto dai problemi, dagli affanni, dai pensieri. L’autrice, grazie alla messa in pagine di paesaggi meravigliosi, suggerisce di stare in guardia sempre, perché prima o poi il “nostro” orizzonte si mostra a noi nella sua sfolgorante bellezza.
Entrambe le opere paiono viaggiare da fuori a dentro, dal mondo a noi, aprendo strade o piccole brecce che prima o poi si concretizzano.
Silvia Musumarra porta invece direttamente fuori: in montagna. La macchinina ha con sé degli sci, d’epoca. È pronta ad andare in vacanza, percorrerà un bel po’ di metri sopra il livello del mare e raggiungerà, probabilmente, le alte vette innevate. Felice, serena, rombante assaporerà l’aria fresca della montagna e le attese vacanziere saranno ripagate. È tutta gioia, l’opera di Silvia: il clima è quello da settimana bianca, quando si lascia tutto alle spalle, il lavoro, le corse tra i vari appuntamenti, il traffico metropolitano. Tutto rimane giù, in fondovalle, perché ora si sfreccia su, verso la bianca neve che tutto rallegra.
L’assonanza è stata un gioco agli opposti: “Oplà faccio un salto in città” di Manuela Piovesan per Artebambini (2015), fa rimanere in città, trasformandola in un divertimento di cerchi, strisce, rettangoli, forme ondulate. Il piccolo e quadrato libretto racconta in maniera simbolica il viaggio attraverso una metropoli di un bambino con il suo papà: ci sono i semafori, il parco nel quale fermarsi per giocare un po’ a palla, ci sono le gru che costruiscono altissimi grattacieli, i taxi, il circo, la biblioteca, il cinema e lo zoo. Insomma c’è tutto in città ma proprio per questo spesso ci piace andarcene via e correre verso le bianche montagne.
02/10/2020