(im)probabili assonanze #7
Marco Del Comune e Mirco Vacchi
La settima (im)probabile assonanza vola sul filo dei pensieri che viaggiano tra i continenti e che si contaminano a vicenda. Sono macchinine che rappresentano la voglia di contatto con gli altri, di scambiare sguardi e visioni, riflessioni su ciò che incontriamo spostandoci da un luogo all’altro.
Marco Del Comune ha lavorato con la doppia faccia della macchinina apponendovi due fotografie a colori. Sono le mani che emergono da uno sfondo nero e ciò che esse raccolgono dalla terra si mostra ai nostri occhi come un’offerta. Sono quei semi e frutti per noi vitali e necessari che ci vengono donati. Sono le mani che li radunano. È la loro fatica che ce li fa trovare sulla tavola. E allora è il lavoro il vero protagonista sottinteso all’opera, quel suo svolgersi silenzioso, spesso all’oscuro, nascosto, però necessario per chi lo pratica e per chi ne riceve i benefici.
Le mani sono l’ (im)probabile assonanza con la quale giochiamo oggi. Il libro fotografico “Rimani” di Mario Mariotti, partendo da due coppie di mani, sue e di sua figlia, dipinge e crea animali fantastici che possiamo scorgere solo se liberiamo la mente dai preconcetti, dalle visioni stereotipate e andiamo oltre ciò che il dato visivo ci offre. I colori, accesi, vivaci, saturi, che riescono ad uscire dal margine dei fogli, riempiono le pagine di questo albo quadrato e danno vita a un campionario animale che possiamo trovare solo qui.
Mani che lavorano e mani che trasformano il mondo in fantasia, mani che sudano e mani che creano visioni magiche, mani che, come dice Marco “continuano a viaggiare -fisicamente o nell’immaginazione- trasportando emozioni e sapori lontani”.
Anche Mirco Vacchi viaggia per il mondo con i suoi pensieri, “in riserva, con vetri appannati e il portapacchi pieno” ma con un “carburante che inquina l’aria di creatività”. Pensieri costruiti con materiali vari, di diversa provenienza, di aspetto contrastante, che assumono sembianze pseudo umane e che non aspettano altro che incontrare altri pensieri per intrecciarsi, contaminarsi, cambiare direzione, sorpassarli o farsi sorpassare. Mirco sembra dirci che sono le relazioni con gli altri, con quello che dicono, esprimono che fa muovere le nostre riflessioni e che forse un pizzico di creatività non guasta a nessuno.
Christian Voltz lavora con gli stessi materiali di Mirco Vacchi e costruisce piccole scene teatrali che poi fotografa creando brevi e suggestive storie. “Loupé” riprende due persone, due generazioni, alla fermata dell’autobus; una è totalmente occupata a dialogare con il suo cellulare, l’altro, un signore anziano, è tranquillamente seduto su una panchina, è immobile, di lui si muovono solo gli occhi. Sono questi canali visivi a darci il senso della storia. Sono loro a vedere il ragno che scende dalla pensilina e si innamora di un ragno femmina. Sono loro a vedere l’ape che vola fino ai petali di un fiore per succhiarne il nettare. Sono i suoi occhi a notare il movimento di un bruco che presto diventerà farfalla o il muoversi in fila di alcune formiche. Sono solo i suoi occhi che vedono lo spettacolo offerto dal mondo e che poi riusciranno a non perdere l’autobus.
Ecco, questi occhi ricordano quelli creati da Mirco e rinnovano l’idea che guardare intorno a noi, osservare con meraviglia la realtà e ciò che succede, prendersi il tempo per assaporare i momenti della vita, aiuta a far viaggiare i pensieri “non in riserva”.
23/09/2020