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Una nave di nome mexique

María José Ferrada e Ana Penyas

La scienza sostiene che appena nati non vediamo tutti i colori.

Diversi anni fa, gli studiosi erano convinti che quando un bambino apriva gli occhi per la prima volta vedesse solo bianco e nero. Ma si sa la ricerca va avanti e nel 2021 si può affermare che la prima vista sul mondo di un neonato è caratterizzata da macchie sfuocate, chiazze di luce, prevalentemente in bianco e nero, in cui però spicca il colore rosso. Nel giro di poche settimane il bambino inizia a distinguere i colori, prima il rosso poi il suo complementare, il verde, e poi il blu e il giallo. Alla fine riconosce le forme e percepisce la profondità. A sei mesi, i suoi occhi vedono il mondo al pari di un adulto.

I risguardi dell’albo Una nave di nome mexique di María José Ferrada con le illustrazioni di Ana Penyas pubblicato da Edizioni Clichy nel 2019 sono in bianco e nero - e grigio - sono sfuocati e non fanno riconoscere una forma precisa. L’effetto sembra essere quello che può provare un neofita nel suo primo sguardo sul mondo.

Osservando poi il segno si vede che è stato steso su un foglio dalla finitura spessa che l’effetto sfumato deriva dalla ripresa ravvicinata che probabilmente taglia un’immagine più grande e che perciò la resa ‘indeterminata’ dell’illustrazione è voluta: quasi a ‘spiazzare’, a disorientare il lettore e condurlo in un terreno sconosciuto, dove non trova appigli consuetudinari, dove la realtà si ‘sfrangia’ e l’insicurezza prende il sopravvento. L’uso del nero e del bianco accentuano questo senso d inquietudine, quasi di attesa, di aspettativa verso una visione che possa diventare più chiara, più precisa.

Il primo risguardo è identico all’ultimo e il cerchio sembra chiudersi nella mancanza di un miglioramento o comunque di un mutamento e infatti: “Non fu facile. Quello che nei primi anni percepivamo come preoccupazione e cura, con il passare del tempo si trasformò in mancanza e incomprensione” scrive l’autrice alla fine dell’albo.

E se si guardano con attenzione tutte le illustrazioni della storia si scopre che i risguardi sono effettivamente la parte di una figura più ampia e le sollecitazioni visive iniziali e finali hanno il significato profondo della paura del perdersi nell’immensità.

A voi la lettura di tutto dell’albo, sperando che i risguardi non abbiano ingannato!

redazione
parte di: riSGUARDI

05/02/2021