Fontane insistenti sulla p.f. 1904 CC. Mortaso I
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Fontana detta "Da Piaza": collocata nella Piazza Grande, presenta una particolare inversione delle proporzioni tra il lavatoio e la vasca: quest’ultima di forma quadrangolare è costituita da otto specchiature in granito innestate su pilastrini.
Fontana n. 406: collocata ai margini della strada statale che taglia il paese, è costituita da un’ampia vasca-lavatoio rettangolare in pietra rifinita da lastre e conci angolari. La colonna recante la data 185(?) è conclusa da un capitello con elemento decorativo a sfera e croce sommitale.
Fontana “Com Davril”: posta nello slargo del vecchio municipio, presenta un’ampia vasca quadrangolare costituita da otto specchiature in granito lavorato, affiancata dal lavatoio. La colonna erogatrice presenta capitello con coronamento a pigna e croce sommitale. Due canne di alimentazione dell’acqua fuoriescono dalla colonna, sono inoltre presenti delle barre in ferro per l’appoggio dei secchi. Fontana “Mortasio Alto”: posta nella parte alta della frazione, in località Marinei, è costituita da un’ampia vasca-lavatoio rettangolare in pietra rifinita da lastre con decorazione a specchio e conci angolari. La colonna erogatrice presenta una cuspide piramidale e nella vasca sono inserite delle barre in ferro per l’appoggio dei secchi; il lavatoio presenta il tipico rivestimento con assi di legno.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 539, dd. 31 maggio 2017
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Casa Martinelli a Pergine Valsugana
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Il palazzo, inserito nella cortina di edifici che si affacciano su via tre Novembre, presenta caratteri tipologici ascrivibili al XVIII secolo, formalizzati in un apparato decorativo estremamente sobrio che tuttavia conferisce all’edificio i caratteri di dimora signorile. Di proprietà del ramo perginese della famiglia Martinelli, oriunda della Valtellina, reca sul portale d’entrata la data 1797 con le iniziali F. M. attribuibili a Francesco Martinelli da cui discesero gli eredi che tuttora detengono il fabbricato. L’edificio si articola in un volume con loggia retrostante e androne di passaggio che collega via tre Novembre con la parallela via Crivelli. Il fronte principale, presenta una globale unitarietà compositiva basata sull’uso di moduli simmetrici in un elevato scandito da tre livelli cui si aggiunge il sottotetto; gli ambienti a piano terra sono adibiti ad uso commerciale mentre quelli ai piani superiori ad uso residenziale. Sul retro la facciata è anticipata da una “loggia” in cui si inglobano il vano scala e l’ascensore. Il piano terra, fedelmente alla tradizione sei-settecentesca, è tagliato trasversalmente dall’androne, con volta ribassata lunettata, che collega il fronte strada con il cortile interno; su di esso si affacciano gli antichi locali voltati accessibili da aperture con contorno lapideo.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 465, dd. 9 maggio 2017
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Passerella sul torrente Leno a Sacco di Rovereto
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Ubicata poco a monte del punto in cui il torrente Leno sfocia nell’Adige, la passerella con struttura reticolare in ferro e piano di calpestio in legnotestimonia la fase di grande sviluppo della Manifattura Tabacchi e del suo relativo impatto sociale e territoriale tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
La sua realizzazione fu infatti promossa dalla stessa direzione della Manifattura, che intendeva evitare alle operaie che provenivano dalla sinistra del Leno il guado del torrente o l’allungamento del percorso fino al ponte di Santa Maria. La spesa venne sostentuta dalle stesse “zigherane” che dall’inaugurazione del ponte, nel 1877, cominciarono ad autotassarsi. Al primo passaggio della giornata versavano il tributo e veniva consegnata loro una marca a garanzia del pagamento, così potevano transitare liberamente tutta la giornata. Venne stimato che le donne avrebbero dovuto pagare per venti anni, il tempo necessario per restituire il prestito, con gli interessi, ai comuni.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 457, dd. 4 maggio 2017
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Roccolo a Telve di Sotto
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Il roccolo era anticamente proprietà della famiglia d’Anna, nobile casato telvano strettamente imparentato con i baroni Buffa. Collocato in posizione isolata ai piedi del promontorio sul quale si erge Castellalto, è raggiungibile attraverso l’antica strada che dal paese porta alle località Martinelli e Masi. Il sedime dell’impianto è delimitato da un muro in pietra alto alcuni metri, che costituisce un vero e proprio terrapieno coperto da una fitta e incolta vegetazione (per lo più latifoglie), residuo dell’antica piantumazione regolata ad arte per l’intrappolamento degli uccelli. Il casotto di caccia, posto a nord dell’appezzamento in prossimità della strada d’accesso, è oggi un rudere del quale rimangono solo tre pareti; della facciata di accesso a sud sopravvive solo la soglia, che segnala l’entrata con un gradino. L’altezza delle murature, che arriva a superare i quattro metri fuori terra, fa supporre che si trattasse di un roccolo a torre, ormai privo di copertura. La pianta ha forma quadrangolare irregolare con lati di circa 4-5 metri e angolate smussate. All’interno, sul fronte nord, è visibile la sagoma di un camino, il cui vano intonacato è parzialmente ridotto da contromurature in mattoni addossate in fase posteriore.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 455, dd. 4 maggio 2017
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Capitello del Crocifisso a Comasine di Pejo
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Il Capitello del Crocefisso sorge lungo il percorso che un tempo collegava Fucine al paese di Comasine. Posto a quota leggermente inferiore rispetto al piano stradale, si inserisce nel muretto a secco che delimita a valle il tracciato.
I prospetti dell’edicola recano traccia di varie stratificazioni pittoriche, visibili soprattutto sul fronte principale, il meglio conservato: nella parte alta è leggibile una finitura a finti conci su fondo bianco, con cantonali ombreggiati e messi in risalto da una fascia color giallo ocra. La parte sommitale, protetta dallo sporto del tetto, porta racchiusa in una semplice ed estesa cornice l’iscrizione: “O – CRUX – AVE – SPES – UNICA”. Sull’intradosso dell’arco che conduce nel piccolo spazio interno è dipinta la data “ANNO F. 1705”. All’imposta dell’arco sono leggibili varie stratificazioni pittoriche con capitello giallo ocra, finte cornici marmoree e altre raffigurazioni poco leggibili. Oltre la bella cancellata in ferro battuto si scorge l’altare in muratura, sovrastato da una raffigurazione della Crocifissione con i dolenti e san Francesco d’Assisi; sulle pareti laterali sono rappresentati a sinistra i santi Antonio di Padova e Matteo e a destra i santi Giuseppe e Bernardino. La volta a crociera è arricchita da triadi di angioletti, la colomba dello Spirito Santo e il Cristogramma su nuvole bianche contro un cielo azzurro.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 360, dd. 11 aprile 2017
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Capitello Al Sant a Celledizzo di Pejo
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Il capitello sorge all’ingresso dell’abitato di Celledizzo, sul margine della vecchia strada che saliva da Fucine. È un tipico esempio di architettura sacra minore, rimaneggiata e adeguata all’evolversi del gusto e le cui vicissitudini storiche e denominazioni non sono ben chiare. Il manufatto, di base quadrangolare, presenta un’unica nicchia archivoltata che racchiude un piccolo spazio con altare in muratura. La copertura a padiglione è in scandole di larice. Le superfici interne ed esterne sono interamente decorate a secco con figure di santi e temi legati alla Crocifissione. L’ingresso alla nicchia è chiuso da una bella cancellata ottocentesca in ferro battuto e da una porticina in legno con incisa la data 1867. All’interno, sopra l’altare in muratura di pietra con croce greca in cornice a finto marmo, è dipinta a secco la Crocifissione, con la Madonna Addolorata, la Maddalena e san Giovanni ai piedi di una grande croce lignea, forse perduta, di cui rimane l’impronta al negativo sull’intonaco dipinto.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 359, dd. 11 aprile 2017
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Chiesa della Madonna di Loreto a Piazzola di Rabbi
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La chiesa della Madonna di Loreto fu realizzata nella seconda metà del Settecento, quale ampliamento di un originario edificio sacro titolato a San Giovanni Nepomuceno e a San Pantaleone, eretto nel 1748 al centro della frazione di Piazzola e distrutto lo stesso anno da un incendio. Ampliata nel 1836, la chiesa fu restaurata più volte nel corso del Novecento. La sua pianta è a croce latina, con un’unica navata ripartita in due campate, conclusa dal presbiterio quadrangolare risolto verso nord in un’esedra. Ad ovest la navata è affiancata dal volume della la sacrestia e sul lato orientale dal campanile.
Gli esterni dell’edificio sacro sono estremamente sobri. Unici accenni decorativi si ritrovano sul fronte principale, scandito da quattro lesene lisce realizzate a rilievo, interrotte da una fascia orizzontale, entro cui è affrescato un elegante cartiglio nel quale sono riportate le date 1797 e 1850. Il portale, degno di nota, è costituito da piedritti ed architrave in calcare rosso lavorati con cornice rigirante, sormontati da cimasa. L’interno denuncia pienamente l’adesione al gusto neoclassico. La cantoria occupa la prima campata dell’aula, mentre in corrispondenza della terza campata s’inserisce il transetto, i cui bracci creano delle cappelle laterali dedicate a san Giovanni Nepomuceno e al Sacro Cuore di Gesù.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 216, dd. 09 marzo 2017
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Croce lapidea in località Vallunga a Rovereto
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La croce lapidea è ascrivibile al XIX secolo e risulta infatti segnalata sul foglio del Catasto austriaco datato 1860.
Sorge in località Vallunga, frazione di Rovereto, nel punto di convergenza di due strade che si snodano fra i campi, a testimonianza di una tradizione popolare che attribuisce a questi segni devozionali una funzione propiziatoria contro calamità e malattie. Il crocifisso è impostato su un basamento modanato in pietra, che riporta l’iscrizione “IN HOC SIGNO VINCES”. Dal fusto liscio si diramano i bracci caratterizzati da terminazioni gigliate.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 216, dd. 09 marzo 2017
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Chiesa della Madonna di Caravaggio a Pracorno di Rabbi
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La chiesa della Madonna di Caravaggio venne realizzata nella prima metà del XIX secolo al centro dell’abitato di Pracorno, così che la popolazione non dovesse più recarsi fino a San Bernardo per assistere alle celebrazioni.
La pianta, orientata in senso sud-ovest / nord-est, è ad aula unica, suddivisa in tre campate scandite da lesene. In corrispondenza dell’arco santo, due gradini conducono al presbiterio quadrangolare, leggermente sopraelevato rispetto alla navata, terminante in un’abside semiesagonale.
Completano il complesso la sacrestia, ad est, e il campanile novecentesco, che si differenza per la finitura con pietra a vista.
L’esterno della chiesa rivela l’impronta neoclassica della fabbrica. Il prospetto principale ha un profilo a capanna, culminante in un marcato timpano; la facciata è tripartita da lesene, che inquadrano il portale lapideo e le due nicchie laterali. La luce penetra nell’aula tramite il rosone e le finestre laterali, dal profilo a sesto ribassato leggermente lobato. L’interno ospita alcuni pregiati confessioniali lignei e diversi affreschi e dipinti a tema mariano. Due gli altari laterali, uno dedicato alla Madonna del Rosario, l’altro al Sacro Cuore.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 163, dd. 23 febbraio 2017
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Chiesa di S. Rocco a Caldes
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La chiesa cimiteriale sorge ai margini occidentali di Caldes, lungo il tracciato dell’antica strada medievale. Un atto del 1497 menziona una precedente chiesa intitolata a san Lorenzo, di cui si colgono echi nelle caratteristiche architettoniche del campanile, tipicamente romaniche.
L’attuale corpo di fabbrica viene eretto tra il 1510 e il 1512 su commissione di Bernardino Malanotti, che intende ringraziare per essere sopravvissuto all’epidemia di peste del 1510, ma anche dare un tangibile segno della posizione raggiunta dalla propria famiglia nella comunità.
L'edificio sacro assume così un ruolo di rappresentanza sociale, richiamato dagli stemmi dipinti sull’arco santo e dalle numerose pietre tombali.
La crescente importanza della chiesa si manifesta negli interventi di ampliamento seicenteschi, che prolungano le cappelle laterali e animano i fianchi esterni. La chiesa viene anche fornita di una nuova ancona, attribuita a Simone Lenner, e di una pala per l’altare maggiore, attribuita ad Elia Naurizio, entrambi artisti fondamentali nel panorama seicentesco locale. Interessante testimonianza del gusto tardogotico è l’elegante portale murato nel lato ovest, probabile opera del maestro comacino Rocco de Redis da Laino nella Valle d’Intelvi, proveniente dall’antica chiesa di S. Bartolomeo e reimpiegato qui nel 1848.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 150, dd. 16 febbraio 2017
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Chiesa di S. Maria Maddalena e Cappella di S. Rocco a Cusiano
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Il complesso formato dalla chiesa di S. Maria Maddalena e dall’adiacente cappella di S. Rocco rappresenta un nucleo monumentale di grande rilevanza storica e artistica. Posto oggi ai margini dell’abitato di Cusiano, occupava un posto di rilievo rispetto alla viabilità medievale e imperiale.
La chiesa è stata fondata tra il 1319 e il 1368, ma venne rinnovata già tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, subendo poi ulteriori interventi nel Settecento e nell’Ottocento. La cappella pare di fondazione leggermente più tarda, riconducibile forse alla fine del XV-inizi XVI secolo come sembrano suggerire gli schemi architettonici ancora legati alla tradizione romanica. Fino al 1867, il sagrato della chiesa ospitava il cimitero.
Di notevole interesse è la decorazione pittorica interna della chiesa, a cui fanno eco alcuni lacerti visibili nella cappella. Realizzati indicativamente tra fine XV-inizio XVI secolo, gli affreschi sono attribuiti a una personalità dalla forte impronta bascheniana, forse gli stessi Giovanni e Battista Baschenis. Il ciclo che orna l’abside della chiesa, dedicato alla vita di santa Maria Maddalena è, per estensione e ricchezza di dettagli, un unicum iconografico, che va ben oltre il contesto trentino dell’epoca. La presenza di stemmi affrescati e di pregiate lapidi tombali, mostra la rilevanza che la curazia aveva nel panorama comunitario dell’epoca.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 149, dd. 16 febbraio 2017
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Palazzo p.ed. 139 CC. Pergine I
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Il palazzo definisce il lato nord-ovest di piazza del Municipio a Pergine Valsugana e costituisce la testata orientale della zona anticamente denominata Borgo Nuovo, area insediativa a vocazione commericale sviluppatasi sul finire del XIV secolo.
La data 1703 incisa sull’intradosso del balcone del fronte sud può ritenersi l’epoca di rifacimento dell’edificio in forme palaziali, ad opera forse della famiglia Ambrosi, attestata a Pergine tra XVII e XVIII secolo ma non originaria del luogo. A partire dalla seconda metà del XIX secolo il palazzo passa in proprietà alla famiglia Devarda che lo detiene sino al 1968.
La pianta si sviluppa attorno al cavedio di forma pentagonale irregolare. L’accesso a questo spazio, che oggi avviene dalla piazza, era in origine localizzato sul fronte sud, attraverso il portale in pietra calcarea sormontato dal balcone aggettante. Il portale archivoltato, il balcone con balaustra ed i due ordini di finestre allineati sull’asse mediano caratterizzano il prospetto su via Pennella, che per la rigorosa composizione geometrica e la presenza di dettagli architettonici si differenzia dagli altri fronti posti su pubblica via.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 140, dd. 14 febbraio 2017
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Cappella della Madonna delle Grazie a Prezzo
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La cappella della Madonna delle Grazie, grazioso esempio di edificio devozionale popolare, sorge a monte del borgo di Prezzo, addossata ad un fabbricato rurale.
Un’incerta tradizione vuole che la cappella risalga al XVI-XVII secolo, come ricordato nell’iscrizione in facciata. L'edificio venne fortemente danneggiato durante la Grande Guerra e riparato a conflitto concluso, quindi fu oggetto di ulteriori interventi. L’attuale disposizione ben rappresenta l’evoluzione della semplice matrice oratoriale e santuariale, che nel tempo è stata modellata da trasformazioni e rimaneggiamenti. La facciata principale, scandita da due coppie di lesene che inquadrano il portale lapideo sovrastato da un affresco novecentesco raffigurante la Madonna delle Grazie con Angeli, ha un profilo a capanna, che cela la volta ribassata dell’interno. La navata quadrangolare è conclusa a sud-est da un’abside in arcosolio, dove un affresco seicentesco raffigurante la Madonna con il Bambino è oggetto di particolare devozione, mentre una cappella laterale emerge a sud-ovest, verso monte; quest’ultimo volume era forse in origine il presbiterio della piccola cappella, il cui orientamento è stato variato nel tempo. Il campanile e il corpo della sacrestia sono rivolti a nord-est, verso valle, così come la facciata del maso.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 113, dd. 02 febbraio 2017
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Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo a Cogolo di Pejo
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È uno dei più interessanti esempi di architettura religiosa d’impianto medievale del Trentino, che presenta decorazioni pittoriche e plastiche di notevole pregio e conserva al suo interno altari e arredi di evidente valore storico-artistico.
Documentata nel 1281, la chiesa venne riedificata nel 1332, come enunciato da un’epigrafe murata all’esterno della parete settentrionale.
Nel corso del XV e del XVI secolo l’edificio sacro venne impreziosito da notevoli cicli di affreschi. Sulla parete nord della navata un ignoto pittore di ambito bascheniano rappresentò nel XV secolo la vita di santa Caterina d’Alessandria; all'esterno dello stesso prospetto il pittore valtellinese Giovanni Angelo Valorsa da Grosio realizzò nel 1643 otto scene distribuite in due registri sovrapposti, affiancando soggetti afferenti alla Passione e rappresentazioni di santi.
Pregevoli elementi architettonici, probabile opera di maestranze lombarde sono l’edicola esterna in rosso ammonitico e il portale lapideo aperto sullo stesso prospetto settentrionale e successivamente tamponato. Rientra nell’area tutelata anche il sagrato antistante la chiesa, che occupa il sedime dell’antico cimitero.
Provvedimento di vincolo: Determinazione del Dirigente n. 72, dd. 24 gennaio 2017
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