Archivio Fratelli Pedrotti

Acquisito nel 1988, il fondo, tra i più cospicui dell'Archivio fotografico storico, documenta la decennale attività e la qualità della produzione dello stabilimento fotografico che diede un contributo fondamentale all'immagine del Trentino dei decenni centrali del Novecento

I 115.000 negativi in vari formati, i 7 album di campionario e le stampe originali sfuse furono acquisiti nel 1988. Raffigurano principalmente l'attività industriale dello studio e vi si possono individuare le documentazioni dei grandi lavori idroelettrici del dopoguerra, la ricostruzione dopo le distruzioni della guerra, cantieri edili, stradali e altre attività imprenditoriali. Notevole è anche la presenza di materiale riguardante la ritrattistica, dal dopoguerra alla cessazione della loro attività. Altro gruppo di immagini, fondamentale per documentare la loro attività artistica nel campo fotografico, è quello raccolto negli album di campionario dove si possono rintracciare tutte le più importanti immagini che hanno accompagnato la loro attività e li hanno resi famosi. 
Enrico Pedrotti (1905-1965) iniziò la sua attività presso lo studio del fotografo Giuseppe Brunner e il fratello Silvio (1909-1999) presso Sergio Perdomi. Nel 1929, avendo l'occasione di acquisire lo studio fotografico di Giuseppe Margoni, si unirono e fondarono la società "F.lli Pedrotti" assieme agli altri due fratelli Mario (1906-1995) e Aldo (1914-1999). L'insegnamento di una moderna fotografia, avuto in special modo da Sergio Perdomi, pose subito la neonata ditta all'avanguardia sia per quanto riguardava le riprese industriali che il ritratto; esperirono soprattutto un uso nuovo della fotografia considerata mezzo espressivo al pari di altre tecniche artistiche. L'attività dello studio, superate alcune difficoltà iniziali, ebbe il primo momento di successo quando, nel 1935, vinse il primo, il quarto ed il settimo premio del concorso internazionale della Zeiss-Ikon di Dresda. Da allora i premi e le citazioni si susseguirono numerosi. La vecchia passione amatoriale per la fotografia rimase intatta, nonostante lo studio fosse, verso l'inizio della guerra, il più importante di Trento, anche dal punto di vista commerciale. 
Nel dopoguerra l'attività dei Pedrotti riprese, sebbene il fratello maggiore Enrico avesse lasciato Trento nel 1937 per aprire uno studio in proprio a Bolzano. Furono questi gli anni più attivi e più ricchi di soddisfazioni. Negli anni '50 e '60 essi conobbero una grande popolarità divenendo punto di riferimento per studiosi, case editrici, istituti di ricerca italiani ed esteri; nel campo della fotografia industriale documentarono i grandi lavori che trasformarono il Trentino in quel periodo. Nel frattempo ripresero anche l'attività di atelier proponendo un prodotto di altissima qualità formale. 
Essi furono sostenuti da uno straordinario intuito visivo teso ad offrire costantemente il meglio della propria capacità tecnica, verificandone sempre ogni possibilità espressiva tanto che Enrico Pedrotti in un suo articolo apparso sulla rivista "Ferrania" del giugno 1957, scrisse: "...uno standard di lavoro sempre più elevato, ad elevare sempre più il "tono" del proprio lavoro e con questo far accettare anche alla clientela un gusto superiore...". Essi riuscirono a esprimere uno stile personale che li contraddistinse e che li connota tuttora; rifletterono questa nota originale nel loro mestiere quotidiano sino a determinare una maniera che come ebbe a sottolineare Giuseppe Turroni nel 1959 su "Nuova fotografia Italiana": "...diverrà stile dei due massimi rappresentanti di questa accademia, Giuseppe Cavalli e Federico Vender..." e aggiunse: "...costituiscono la grammatica d'esordio di Fulvio Roiter, uno dei maggiori fotografi italiani del momento...".