Arborea. I monumenti vegetali di Federica Galli & Beth Moon
Lo spettacolo dei giganti/The show of giants. Ostensione di fotografie e incisioni con vecchi rami e qualche radice
«L’orologio non ha niente a che fare con le foreste […] Non misura le ore che lo spirito trascorre nell’ozio e nell’attività creativa». Ernst Jünger
Dimentichiamo spesso che in questa parte del mondo che chiamiamo Italia abitano creature alte fino a 62 metri, con superfici che raggiungono i 1300 metri quadri, ed età che bucano la soglia dei duemila e dei tremila anni. Non sono i più alti del pianeta – è un primato che spetta alle sequoie della contea di Humboldt, 115 metri – tantomeno i più vetusti, alcuni pini delle montagne californiane superano i 5000 anni – ma sono i rappresentanti, nelle nostre terre, di un popolo di grandi alberi che costella l’intero pianeta. Chiunque, fra di noi, arrivi alla base di uno di questi patriarchi vegetali, si trova conquistato dal silenzio, fisico, concreto, invadente, che essi sanno sprigionare: i rami saettanti, le cavità che riconosciamo e tentiamo di ammorbidire con le nostre curiosità e le nostre incertezze, le radici, prensili, colate, aggrappate con la caparbietà della pietra a rocce, dalle forme più suggestive, le cortecce che imitano le strutture biologiche degli animali o di dinosauri estinti.
I grandi alberi. Le colonne del cielo. Il simbolo dell’unione possibile fra la profondità della terra – le radici – e la vastità del cielo – le fronde.
Li accarezziamo col timore di far male, come si fa con le mani incredibilmente minute di un neonato. Non ci possiamo credere a questi miracoli colmi di vita che si dispiegano dinnanzi ai nostri sensi. Dalla vita appena esplosa alla vita che stenta a resistere, inlignita in secoli di attesa, in millenni talora. Ma cosa sono questi alberi? Qual è la loro natura? Vegetano e quindi non hanno forme di intelligenza e sono più simili al mondo inanimato dei minerali o sono vivi, in tutto e per tutto, sentono, percepiscono, interagiscono? Gli alberi pensano, come sostengono le ricerche della più recente neuroscienza?
FEDERICA GALLI – ACQUAFORTE
È una tecnica d’incisione a incavo su lastra metallica. Il disegno viene eseguito, al rovescio, incidendo con una punta d’acciaio la lastra perfettamente piana ricoperta di un sottile strato di cera o vernice, dopo di che la lastra è posta a bagno in un acido che intacca il metallo nelle parti messe a nudo dalla punta, mentre non agisce sulle parti della lastra coperte dello strato di cera o vernice. Quest’ultima fase si chiama morsura e la profondità del segno è proporzionale al tempo in cui la lastra è stata a contatto con l’acido.
L’acquaforte è, tra le diverse tecniche grafiche, quella più longeva. È questo il motivo per cui, non appena Parmigianino ne mette a punto il procedimento, l’acquaforte trova un immediato riscontro divenendo la tecnica a stampa elettiva fra gli artisti europei.
BETH MOON – STAMPA AL PLATINO-PALLADIO
La stampa al platino-palladio è un procedimento fotografico monocromatico in grado di restituire la più ampia gamma di toni. L’ampia ricchezza di sfumature e l’efficacia nel far emergere tutti i dettagli dell’immagine in armoniose gradazioni rende questa tecnica una delle più affascinanti.
A differenza del tradizionale sistema all'argento, in cui l'argento viene depositato all'interno di uno strato di gelatina o albumina, il platino è steso direttamente sulla superficie della carta. L'immagine finale, privata dell'emulsione di gelatina, risulterà quindi opaca e formata dal deposito di platino-palladio gradualmente assorbito dalla carta. La tinta dell'immagine varia a seconda del dosaggio dei sali metallici nell'emulsione fotosensibile.
Le stampe realizzate hanno una durata nel tempo non solo superiore a quella delle stampe all'argento, ma paradossalmente anche a quella della carta su cui l'immagine è impressa. Le stampe vengono realizzate a contatto da negativo che, pertanto, deve essere dello stesso formato della stampa.
BETH MOON Neenah (USA), 1956
Beth Moon nasce a Neenah (Wisconsin) nel 1956 e studia Belle Arti presso l’Università del Wisconsin. Le lezioni di pittura, disegno dal vero, scultura e design creeranno le basi per il lavoro fotografico.
Trasferitasi in Inghilterra, paese che vanta la maggiore concentrazione di alberi secolari, decide di dedicare a questi una serie di ritratti che stampa con la duratura ed antica tecnica al platino-palladio.
FEDERICA GALLI Soresina 1932 – Milano 2009
Federica Galli nasce a Soresina (Cremona) nel 1932. Dal 1954 è a Milano dove si forma e vivrà. Decide presto che la sua tecnica elettiva ed esclusiva è l’acquaforte, le cui opere hanno dato vita a quasi trecento esposizioni. Alberi, natura e pianura padana sono da sempre suoi soggetti privilegiati. Dalle prime mostre personali attira il consenso del pubblico e della critica.
Testimonianza della sua opera è presente nella collezione Bertarelli al Castello Sforzesco e presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano; al National Museum Women in Arts (NMWA) di Washington.
19/12/2016