Arborea

I monumenti vegetali di Beth Moon e Federica Galli

Mostra

Alla domanda “qual è l’essere vivente più grande del mondo”, la mente corre subito ai grandi cetacei che popolano il mare, le sagome allungate e gli sbuffi che accompagnano ogni loro, mastodontico, respiro. Non è proprio così. In realtà, le sequoie dell’America settentrionale possono essere più grandi di qualsiasi balena. Veri e propri giganti tra i viventi, sono diventati tali perché hanno avuto il tempo necessario per crescere indisturbati per millenni. Identica fortuna non è toccata a gran parte degli alberi delle foreste europee, e, in particolare, a quelli delle foreste italiane. I grandi e vecchi alberi sono, quasi sempre, i soli superstiti di paesaggi perduti e i soli protagonisti duraturi dei nuovi paesaggi creati dall’uomo, dove l’instabilità e il mutamento sono la regola. Sono gli alberi che formavano le antichissime foreste: olmi, carpini e farnie in pianura, cerri e roverelle in collina e nella bassa montagna; faggi, abeti e larici più in alto, sino al limite della vegetazione forestale. Ma ci sono anche alberi coltivati, come il castagno e il cipresso, e ornamentali come i cedri e i ficus.

Per omaggiare i “giganti vegetali” e la loro resistenza al passare dei secoli, manifestazione estrema dell’ostinazione e dell’adattabilità della vita vegetale, il MUSE Museo delle Scienze di Trento accoglie dal 16 dicembre 2016 al 12 febbraio 2017 la mostra Arborea, doppia personale delle artiste Federica Galli (Soresina, 1932 – Milano, febbraio 2009) e Beth Moon (Neenah, 1956).

L’esposizione, che nasce da un progetto della Fondazione Federica Galli di Milano – istituzione nata per volere testamentario dell’artista cremonese, esponente di spicco dell’arte incisoria italiana che ha fatto del segno e della natura i suoi tratti distintivi – vede dialogare i monumentali alberi incisi ad acquaforte dalla Galli con i colossi naturali fotografati dalla Moon, che li eterna attraverso la particolare tecnica della stampa al platino palladio.

Tempo, memoria e natura sono i temi centrali delle loro opere, un poetico filo conduttore che unisce tutti i più importanti “monumenti verdi” esistenti al mondo testimoniandone l’incredibile ricchezza naturale. Chiome scheletriche o rigogliose, rami lunghissimi e tentacolari, fusti esili o possenti, cortecce lisce o rugose catturano lo sguardo di grandi e piccini per raccontare, silenziosamente, aneddoti, folklori e storie secolari. A guidare il visitatore nell’affascinante e labirintico allestimento realizzato dell’architetto Michele Piva un percorso obbligato dentro una sorta di bosco che, come una madre, lo avvolge e lo abbraccia ricordandogli il proprio posto nell’universo.

Suggellano l’esposizione un ritratto di Federica Galli realizzato dal grande maestro Gianni Berengo Gardin e un testo critico di Tiziano Fratus, poeta e scrittore bergamasco, inventore dell’"alberografia", un processo di mappatura ideale delle specie arboree che lo ha portato a pubblicare una serie di opere legate alla natura, all'identità e agli alberi monumentali. Nel suo excursus narrativo, Fratus ci conduce alla scoperta dei grandi polmoni verdi dell’arco alpino, ripercorrendo, regione per regione, le foreste “scolpite dal gelo, segnate e incise dal dio dei fulmini” e identificando l’albero con “la macchina che Madre Natura ha progettato per superare i secoli e i limiti che mammiferi, rettili e altri abitanti mobili e migranti del pianeta non possono varcare”.

Biografie

Beth Moon - Neenah (USA), 1956

Beth Moon nasce a Neenah (Wisconsin) nel 1956 e studia Belle Arti presso l’Università del Wisconsin. Le lezioni di pittura, disegno dal vero, scultura e design creeranno le basi per il lavoro fotografico.

Trasferitasi in Inghilterra, paese che vanta la maggiore concentrazione di alberi secolari, decide di dedicare a questi una serie di ritratti che stampa con la duratura ed antica tecnica al platino-palladio.

Federica Galli - Soresina 1932 – Milano 2009

Federica Galli nasce a Soresina (Cremona) nel 1932. Dal 1954 è a Milano dove si forma e vivrà. Decide presto che la sua tecnica elettiva ed esclusiva è l’acquaforte, le cui opere hanno dato vita a quasi trecento esposizioni. Alberi, natura e pianura padana sono da sempre suoi soggetti privilegiati. Dalle prime mostre personali attira il consenso del pubblico e della critica. 

Testimonianza della sua opera è presente nella collezione Bertarelli al Castello Sforzesco e presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano; al National Museum Women in Arts (NMWA) di Washington.

Allestimento a cura dell’architetto Michele Piva

Con la collaborazione della Galleria PH Neutro di Pietrasanta e il coordinamento della dott.ssa Giulia Grassi

Brochure con testo di Tiziano Fratus

 

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