“Dal diario di un affresco” di Gandolfino di Belvedere alias Giuseppe Gerola
A Biblioè il 23 aprile, alle ore 16, a Palazzo delle Albere, un incontro di approfondimento con Nicolis
È un originale omaggio a Giuseppe Gerola, storico dell'arte, archeologo, storico, che fu Soprintendente all'arte medievale e moderna di Trento, quello in programma il 23 aprile, alle ore 16, al primo piano del Palazzo delle Albere, nell'ambito di Biblioè, tutta un'altra storia: il direttore dell'Ufficio beni archeologici Franco Nicolis, terrà una conferenza di approfondimento dal titolo Immagini che ci guardano. Giuseppe Gerola e il diario di un affresco.
L'iniziativa ruota intorno a un breve racconto dal titolo Dal diario di un affresco, che il Gerola, con lo pseudonimo di Gandolfino di Belvedere, pubblica con chiaro intento divulgativo nel 1903 sulla Strenna dell'Alto Adige.
Nel 1901 Giuseppe Gerola, poco più che ventenne e già maturo storico dell'arte e archeologo, nel corso della sua prima missione nel mare Egeo per conto dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti per documentare il patrimonio monumentale e artistico lasciato dalla dominazione veneziana, si trova a Skalotì nei pressi di Sfakià lungo la costa meridionale di Creta che si affaccia sul mare libico.
È davanti all'antica e solitaria chiesuola commissionata con grande fatica e spesa da Giorgio Condolèo, dedicata al profeta Elia, affrescata all'interno da mastro Giovanni Pagomèno. Il suo compito è quello di censire quelle vestigia ormai in stato di abbandono, ma scorrendo lo sguardo esperto e attento a rilevare gli affreschi il suo spirito ironico e disincantato prende il sopravvento e darà vita e voce ai personaggi raffigurati capovolgendo il ruolo dell'osservatore con mirabile gioco di specchi. Quindi il committente Condolèo immortalato nell'affresco insieme alla moglie e all'amata figlioletta, la piccina, osserva i quattro avventori: due vecchie conoscenze i papà [preti in greco], il cretese Zaccaria e uno straniero dal fare italiano ma che parla in greco, Gerola appunto. Quest'ultimo cattura l'attenzione di Condolèo, osserva con quanta cura e diligenza prende appunti, con quanta pena trascrive l'iscrizione quasi spenta dei nomi, sente la sua mano sul volto a studiarne i lineamenti, sulla sua piccina dalle candide vesti e sul suo ricco mantello orlato d'oro. Finalmente si sente riconosciuto e il cuore gli balza in petto dall'orgoglio e la memoria lo riporta a tempi molto lontani. Quando finalmente Zaccaria torna, porta con se un lungo coso con tre piedi di legno sormontato da una cassetta con un grande occhio di vetro sul davanti che gli viene posto dritto in faccia. Resta quindi catturato, lui cinquecentenario, dalla magia dello scatto di quella prima macchina fotografica proveniente dal futuro. In quell'attimo tutti i protagonisti divenuti sia osservati sia osservatori forano lo spazio-tempo, riconoscendosi.
Con il dispositivo narrativo del diario Gerola capovolge il ruolo del narratore dando voce ad un affresco per restituirci il fascino di un luogo, una storia, un'arte, una passione.
Due vetrine mostreranno, oltre alla rivista contenente il racconto, libri inerenti l'imponente lavoro di censimento e documentazione sul patrimonio archeologico, artistico e monumentale della Creta veneziana accompagnati da documenti d'archivio e fotografie, nonchè alcuni contributi inerenti l'arduo e meritorio recupero di opere d'arte trentine dai musei di Innsbruck e Vienna.
L’iniziativa è ideata e curata nell’ambito di Biblioè dalla Biblioteca Pia Laviosa Zambotti dell'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali in collaborazione con la Biblioteca del Castello del Buonconsiglio e la Fondazione Biblioteca San Bernardino dei Padri Francescani, possessori rispettivamente della biblioteca e dell'archivio di Gerola.
21/04/2017