La couleur. ITALO BRESSAN / MAURO CAPPELLETTI
Scoprire Villa Salvadori-Zanatta e immergersi nelle astrazioni di Bressan e Cappelletti
La mostra, a cura di Gabriele Lorenzoni e Federico Mazzonelli, sarà inaugurata sabato 16 aprile alle 18 a Meano, presso Villa Salvadori-Zanatta. L'iniziativa è stata voluta e sostenuta dalla Fondazione E.Salvadori-Zanatta di Meano con il contributo della Fondazione Caritro.
Un'esposizione pensata come un dialogo tra i lavori di Mauro Cappelletti e Italo Bressan, due tra i maggiori artisti astratti trentini il cui percorso, più che trentennale, ha saputo inserirsi in un dialogo culturale più ampio, sia nel contesto italiano che nel contesto internazionale (in particolare nel mondo tedesco), nel quale la loro ricerca ha potuto affermare una propria autonomia ed originalità, sia nei contenuti formali che nelle istanze concettuali che sottendono i rispettivi lavori.La mostra, allestita nelle sale dell’ottocentesca Villa Salvadori-Zanatta , se da un lato vuole essere dunque un omaggio a questi due autori, dall'altro diviene l’opportunità per allestire un percorso insolito e affascinante, grazie ad un dialogo visivo che si svolge attraverso l’esposizione e dunque la “lettura sincronica” di opere appartenenti a diversi cicli e a diversi periodi di entrambi gli artisti la cui pratiche pittoriche, seppur sostenute da ragioni poetiche differenti, ruotano entrambe attorno al colore e al suo potenziale formale ed espressivo.
"Il lavoro di Bressan - spiega Mazzonelli - è sempre stato segnato da una profonda attenzione ai processi di costruzione di un’immagine attuata attraverso le manipolazione e la continua interrogazione del colore, tanto delle sue potenzialità fisiche quanto degli spazi espressivi e concettuali che possono realizzarsi sulla superficie del quadro. Accanto ad opere appartenenti a cicli pittorici precedenti, in mostra verranno esposti alcuni lavori eseguiti appositamente per gli spazi della villa. Sono grandi superfici realizzate con la tecnica della pittura ad olio attuata su carta e tavola, tutte caratterizzate da una pittura estremamente fluida, quasi lirica, dove l’impianto cromatico è gestito con raffinatezza e sapienza. Il colore, protagonista indiscusso di queste opere, sembra caricarsi, grazie alle tonalità pastello delle campiture, di una luce intensa, capace quasi di far pulsare il pigmento dall’interno e di far crescere progressivamente il tono cromatico dello spazio del dipinto. Anche con questi ultimi dipinti, Bressan torna dunque a riflettere sulla pittura e sulla sua capacità di rigenerarsi di volta in volta, letteralmente di riscoprire attraverso i dati del visibile, attraverso la sua trasparenza, lo stupore per uno spazio che, luogo privilegiato dl colore e del suo divenire, pur non rappresentando nulla, porta in sé le tracce di una memoria, di una possibile narrazione, di una suggestione insieme fisica e atemporale, reale ed immaginaria.
Nei lavori di Cappelletti, invece, - prosegue il curatore - il colore è un’entità fisica, capace di grande espansione e di grande profondità spaziale. L’artista ha sempre lavorato su alcuni elementi primari del dipingere, quali la superficie, il colore, il segno. A partire da questa grammatica primaria, Cappelletti ha strutturato dunque il suo dialogo con lo spazio della tela. Partito da opere nelle quali tali elementi erano al servizio di un linguaggio quasi minimalista, apparentemente più rigido, l’artista ha saputo, attraverso molteplici cicli pittorici, giungere mano a mano ad una progressiva dinamizzazione e liberazione delle forme che si distendono sul piano della tela. Il piano pittorico ha subito un processo di dilatazione, fino ad una rarefazione capace di restituire suggestioni visive e coloristiche estremamente intense anche quando segnate da una profonda leggerezza dell’immagine o da una sua apparente sparizione, come negli ultimi lavori monocromi bianchi e argentati. il segno diventa lungo le sue superfici un vettore, una linea forza che si muove con organicità e leggerezza, come mosso dal vento, come un elemento capace, nonostante la sua fissità, di generare un moto visivo ed emotivo nello sguardo dello spettatore. La pittura di Cappelletti è un processo lento, quasi alchemico, dove ogni gesto, dalla preparazione del pigmento alla scelta del supporto, è teso alla liberazione della materia e alla restituzione in immagine del suo stato di continua mutazione".
15/04/2016