Le ricerche archeologiche in Trentino presentate a Ferrara
Gli studi e le ricerche sulla preistoria più antica del Trentino sono stati presentati in occasione del quarto Incontro annuale di Preistoria e Protostoria
Gli studi e le ricerche sulla preistoria più antica del Trentino sono stati presentati in occasione del quarto Incontro annuale di Preistoria e Protostoria che si è svolto nei giorni scorsi a Ferrara sul tema “Applicazioni tecnologiche allo studio di contesti paleolitici e mesolitici italiani”. All'importante incontro scientifico, organizzato dall’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria e dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, hanno preso parte studiosi e ricercatori italiani e stranieri. Al centro dell’intervento degli archeologi trentini è stata la straordinaria scoperta ad Arco, in via Serafini, di un esteso abitato risalente al Paleolitico superiore (Epigravettiano recente, 13.000-12.000 anni fa). Il ritrovamento riveste una importanza eccezionale nell'ambito degli studi sui contesti culturali del Tardoglaciale, considerato che ha consentito di documentare una modalità di organizzazione dello spazio abitativo prima sconosciuta in Italia.
Il sito di Arco via Serafini era collocato in un ambiente forestale a pino silvestre, in prossimità della sponda settentrionale del Lago di Garda che nelle fasi cronologiche individuate si trovava ad una distanza di alcune centinaia di metri dal sito. Le comunità di cacciatori-raccoglitori che hanno occupato quest'area si sono lasciate probabilmente attrarre dalla posizione favorevole del sito, dovuta sia alla presenza della foresta che del lago, sia alla possibilità di raggiungere in tempi brevi i territori montani in modo da poter diversificare le fonti di sussistenza rappresentate da una notevole varietà di specie faunistiche e dalla pesca. Altro aspetto, non trascurabile, è la presenza nelle vicinanze di fonti di approvvigionamento della selce, materia prima indispensabile per fabbricare armature e strumenti per la caccia e per le attività domestiche.
Lo studio scientifico dell'eccezionale deposito messo in luce è in corso da parte di una equipe di ricerca interdisciplinare coordinata per gli aspetti archeologici da Elisabetta Mottes (Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento) e per quelli paleoambientali da Michele Bassetti (Cora Società Archeologica srl), che attualmente comprende ricercatori del Muse - Museo delle Scienze di Trento, del Dipartimento di Studi Umanistici - Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche dell'Università di Ferrara, del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Siena, dell'Institut für Botanik della Leopold-Franzens Universität di Innsbruck, del Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como, del Leibniz Labor für Altersbestimmung und Isotopenforschung della Christian-Albrechts-Universität di Kiel. Per il rilievo e la documentazione del contesto paleolitico sono state utilizzate nuove ed avanzate tecnologie di digital archaeology affidate a Luca e Alessandro Bezzi (Arc-Team srl).
Informazioni
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01/03/2018