Al di là della forma

La fotografia “progressive” di Pia Zubani

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“Chi non riesce a fare luce è pregato di non fare ombra” … Iniziamo da questo prezioso aforisma (di autore anonimo) la presentazione di una esposizione dai tratti particolari, dove le dinamiche di avvicinamento al reale, in relazione alle forme dell’esecuzione tecnica, e soprattutto per la intrinseca proprietà delle opere completamente attraversate da una stilla di conoscenza che apre ad una riorganizzazione cognitiva, sono materia fondativa per una nuova comprensione.
Nell’opera di Pia Zubani tuttavia coesistono le luci, come le ombre, la notte e il giorno, il silenzio e il rumore, il bianco e il nero… “Yin e yang” in osservanza dell’antica filosofia cinese dove si riflette la dualità dell’intera esistenza, della vita. E quindi come approcciarsi a questa collezione, a questo gesto visivo così corroborato di pensiero e di sensibilità?
Sappiamo certamente che l’apprezzamento di un’opera equivale al grado di conoscenza di ogni fruitore; tuttavia, qualche margine di incertezza sul valore assoluto rimane, specie nei giorni di ulteriore trasformazione percettiva che ci riguardano e dopo gli attraversamenti dei tempi delle avanguardie artistiche del XX secolo.
I linguaggi della soggettività artistica rimangono talvolta incompresi, a volte inascoltati e non accolti, sia per classificazione che per acquisizione sociale e storica. L’atlante delle esperienze occidentali presenta innumerevoli ricerche stilistiche, molte delle quali per sfortunate motivazioni sono rimaste nascoste o malauguratamente ostracizzate per attribuzioni di latente obsolescenza.
Una condizione questa che non tiene conto della fluidità dell’arte, che non accoglie i corsi e i ricorsi delle idealità espressive e che pare dunque manifestare una grave indisposizione barbarica alla quale dovremmo togliere forza, per il raggiungimento di una completa civiltà della funzione delle opere e della loro interpretazione.
L’opera di Pia Zubani ai nostri occhi pare possa contenere questo impulso propositivo all’evoluzione mentre riafferma le esperienze della psichedelia più avanzata, dove le risonanze magnetiche e la loro proprietà di modificare le visioni del mondo, attraverso i mutamenti cromatici, i “fluxus emozionali” e la soluzione per una materia intrisa di sostanza cosmica, sono parte integrativa e profonda, esistenziale.
Il suo osservare inizia dai lembi più lontani della coscienza individuale, muove poi attraverso un meditativo sguardo esteriore alla ricerca di brani di Natura, modificando nel gioco della sublimazione dei sensi per una trasfigurazione del paesaggio visibile che lentamente si trasforma in paesaggio interiore dove abitano solitudini pervase di poesia sublime.
La sua arte intesa nella concezione preromantica non pone la Natura come materia della rivelazione, non imita il soggetto, semmai lo modifica (rispettosamente) adattandolo alle personali esigenze sentimentali. Una sorta di espressionismo controllato che restituisce stati visivi di origine metafisica, pur nella sottile e latente inclinazione tecnologica dovuta alla precisione fotografica e ai processi di intervento digitale.
In sintesi, la sua è Natura percepita con i sensi, interpretata con l’intelletto, mutata con l’agire, comunicata, sia pure mantenendo stabile la regola dell’introspezione, verso il mondo e all’Umanità.
Vedute emozionate, dove si odono fruscii, bisbigli, velature e rumori di fondo, dove le preziose manipolazioni a volte sfuggevoli ad una prima percezione sembrano invase da aloni di natura sinfonica e dove le intensità estetiche si riconoscono nella loro più rarefatta ed elegante irrealtà.
Sono i confini della cultura “Progressive” nella quale fissarono le loro istanze musicali e visive molti artisti dal profilo sperimentale, dove vennero indicate linee di collegamento ad unire idealità classicheggianti e gotici motivi di innovazione formale cosparsi di metafora, allusioni criptiche in accezione fantastica.
Pia Zubani, nella sua pragmatica psico esistenziale, attraverso questa inedita collezione di opere, intende restituire valore allo status della mente immaginifica, regalandoci un repertorio di modernità dove tutte le essenze sono in espansione universale.
L’opera “concept” intitolata “Al di là della forma” si compone come una “suite” di undici segmenti tematici: “Montagne incantate”; “Forme da una tavolozza infinita”; “La corteccia è solo ciò che appare?”; “E se il mondo fosse in bianco e nero?”; “Dal buio alla luce”; “Comunicare con gli occhi”; “Guizzi”; “Poesia di insiemi”; “Luci e ombre”;