Ecomuseo dell'Argentario

L’Ecomuseo nasce nel 2005 dall’impegno della comunità con il supporto delle amministrazioni dei comuni di Civezzano, Fornace, Albiano e Trento finalizzato allo sviluppo sostenibile, alla tutela e valorizzazione di un’area con caratteristiche uniche

Contesto naturalistico [ Ecomuseo dell'Argentario]

L’Ecomuseo Argentario nasce per volere delle comunità e delle amministrazioni dell’Altipiano del Monte Calisio, con lo scopo di tutelare e valorizzare un’area mineraria medievale unica in Europa immersa in uno splendido ambiente naturale. L’Altipiano del Calisio, anche detto Argentario per la presenza delle antiche miniere d’argento, si stende poco lontano dalla città di Trento, all’inizio della Valsugana tra il fiume Adige, i Torrenti Avisio, Fersina e Silla. Da sempre luogo di estrazione di pietre e minerali, territorio di pascoli e coltivi, sede di storiche vie di comunicazione, questo piccolo territorio è oggi il risultato complesso di un’interazione secolare tra uomo e ambiente. L’Ecomuseo nasce nel 2005 con il supporto delle amministrazioni dei comuni di Civezzano, Fornace, Albiano e Trento finalizzato allo sviluppo sostenibile, alla tutela e valorizzazione di un’area con caratteristiche uniche. Dal 2019 è entrato a far parte del territorio ecomuseale anche il Comune di Lavis.

L’Ecomuseo è gestito dall’omonima associazione, che si occupa di progetti di ricerca e documentazione, didattica per scuole, gestione e allestimento della rete escursionistica e di percorsi tematici, visite guidate presso siti di interesse quali l’Orrido di Ponte Alto a Cognola e il Giardino dei Ciucioi a Lavis, promozione del territorio e turismo responsabile.

APPROFONDIMENTI

La rete escursionistica

Il territorio dell’Ecomuseo Argentario è percorso da una fitta rete di sentieri di oltre 100 km, ben segnalati e adatti a tutti, dagli sportivi alle famiglie. La rete escursionistica attraversa ambienti naturali, tra boschi, laghi e torbiere, zone rurali vocate alla coltivazione della vite, del castagno e all’orticoltura e piccoli borghi suggestivi e ricchi di storia. Sono presenti molti percorsi tematici, tra cui Il Sentiero delle Canope, Il Sentiero degli Gnomi, il percorso del Biotopo de Le Grave, L’Itinerario della Grande Guerra, El sinter per le Cave (altri itinerari si trovano qui: http://ecoargentario.it/itinerari/). L’Ecomuseo organizza anche escursioni guidate con gli Accompagnatori di Media Montagna del Trentino.

Le miniere d’argento e le cave di pietra

La ricchezza geologica dell’Altipiano del Calisio era nota fin dall’antichità. Il nome dell’Ecomuseo deriva dai giacimenti d’argento sfruttati nel Medioevo dai cosiddetti “canòpi”, minatori di origine germanica chiamati dal Principe Vescovo di Trento per la loro particolare abilità. Per regolare l’attività estrattiva fu redatto uno dei primi Statuti minerari d’Europa e l’argento estratto veniva utilizzato per produrre le monete della Zecca di Trento. Le tracce di questa intensa attività estrattiva sono ancora ben conservate e fanno dell’altipiano uno dei più importanti siti archeo-minerari d’Europa. Le “canòpe” sono state scavate con attrezzi manuali e quindi sono molto strette e tortuose.

L’Ecomuseo Argentario organizza delle visite di carattere speleologico, accompagnati da una guida esperta, che vengono proposte a cadenza mensile nel corso dell’estate. Il Sentiero delle Canope, con partenza dal Lago di Santa Colomba nel comune di Civezzano, permette di attraversare l’area mineraria incontrando molti imbocchi di gallerie, in un paesaggio lunare a causa della presenza di migliaia di pozzi minerari ormai ostruiti (i cosiddetti “cadìni”). Dei pannelli illustrativi lungo il percorso e la app “Virtual Arch” vi permetteranno di conoscere meglio la storia dei canòpi e dell’argento del Calisio. La app è stata realizzata dalla Soprintendenza ai Beni culturali della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con l’Ecomuseo e si può scaricare a questo link: https://arcteam.github.io/virtualArch.github.io. Alcuni contenuti della app riguardano anche il Sentiero degli Gnomi e l’itinerario nel Biotopo Le Grave.

Oltre al minerale d’argento, il sottosuolo del Calisio è ricco anche di rocce utili per l’edilizia. Il Rosso Ammonitico, detto anche Pietra di Trento, è una roccia calcarea formatasi nei fondali marini del Giurassico, ricca di fossili caratteristici, le ammoniti appunto. La sua struttura a banchi orizzontali la rende ottima per la realizzazione di pavimentazioni, ma anche per la costruzione di murature: molti monumenti della città di Trento, come il Duomo e il Palazzo Vescovile, sono stati realizzati con questo materiale, così come le pavimentazioni a “scacchi” bianchi e rossi di molte chiese. Anche la Trento romana è costruita in Rosso Ammonitico, come si può ammirare nel percorso del S.A.S.S. Le cave si stendevano in una lunga fascia che andava dalla zona del Castello del Buoncosiglio (le cui fosse sono anch’esse delle cave per la costruzione della fortezza) fino a Martignano e Villamontagna, dove troviamo il Parco delle Coste, antica cava di cui notiamo ancora le tracce, e le Cave di Pila, in parte ancora attive.

Il Porfido si trova invece nella zona settentrionale dell’Altipiano, tra Meano, Albiano e Fornace. E’ una roccia molto antica (circa 280 milioni di anni) formatasi a seguito di un lungo periodo di eruzioni vulcaniche che depositarono spessi strati di ceneri e lapilli in tutta la Val di Cembra. Le caratteristiche principali del porfido sono la durezza e la facilità di spaccarsi in lastre fini e cubetti, famosi per il loro utilizzo nelle pavimentazioni cittadine di tutto il mondo. Le cave erano già in parte attive nel 1500 (di proprietà del Principe Vescovo), ma divennero una vera e propria attività industriale attorno agli anni '30 del Novecento. Per decenni sono state la principale fonte di guadagno della cosiddetta “Zona del Porfido”, ma ultimamente il settore sta attraversando una grave crisi. Nonostante il forte impatto ambientale, che le leggi attuali sull’estrazione tendono a mitigare notevolmente, le pareti rosse e i gradoni delle cave creano un paesaggio originale e affascinante e l’Ecomuseo valorizza questa attività estrattiva come parte integrante della storia locale. Ad Albiano sono presenti il Museo Casa Porfido e il sentiero tematico El sinter per le Cave.

Le riserve naturali

La presenza di aree naturalistiche di rilievo, ha portato alla creazione di riserve integrali di protezione. In Particolare, i Biotopi Monte Barco e Le Grave, nascono a tutela di zone umide formatesi per prosciugamento di antichi specchi d'acqua. Sul Dos de Le Grave le discariche dalle antiche miniere, ammassate nel corso dei secoli, hanno prodotto un ambiente arido con flora e fauna tipici di questi luoghi. In particolare, a causa del terreno ghiaioso e privo di fonti d'acqua, sono cresciuti dei pini bonsai che conferiscono alla collina un fascino vagamente orientale.

Il Biotopo Le Grave è attraversato da un percorso tematico con pannelli illustrativi, che parte dal Lago di Santa Colomba. Circondato da boschi di pino silvestre tra i più belli dell’Altipiano, il lago forma, assieme alla Palù dei Preti ad esso collegata, un “hot spot” di biodiversità, tanto da meritare l’istituzione di una “Zona Speciale di Conservazione” (IT3120102 Lago di S. Colomba) ai sensi delle direttive europee di protezione degli habitat e delle specie. All’interno di questa zona si trovano altri importanti siti naturalistici come la torbiera del Monte Piano, raggiungibile attraverso  Il Sentiero degli Gnomi, percorso tematico per famiglie lungo il quale si incontrano simpatiche statue in legno di gnomi, ciascuno con la sua storia da raccontare.

I Siti Archeologici

L’Altipiano del Calisio fu abitato ben prima che arrivassero i canòpi nel Medioevo. Trovandosi a cavallo tra la Val d’Adige, la Valsugana e la Val di Cembra, era attraversato da importanti vie di comunicazione già nella Preistoria, mentre in Età romana sembra che un tratto della famosa Via Claudia Augusta, quello che portava alla laguna veneta, passasse dalla collina di Meano e dell’Argentario per poi connettersi alla Valsugana all’altezza di Civezzano.

Il sito archeologico più importante del territorio dell’Ecomuseo è il Riparo Gaban, a Martignano sulla collina di Trento. Dagli scavi archeologici sappiamo che il riparo sottoroccia è stato abitato dai cacciatori-raccoglitori del Mesolitico antico (circa 10.000 anni fa), dai primi contadini della Valle dell’Adige nel Neolitico e dai primi abitanti in grado di utilizzare i metalli, nell’Età del Rame e del Bronzo. L’interno del riparo non è visitabile per motivi di sicurezza, ma la piccola valle in cui si trova è molto suggestiva e val bene una passeggiata, segnalata dal centro di Martignano.

Un altro sito molto importante è quello di Gardolo di Mezzo, sulla collina del Meanese, dove recenti scavi hanno individuato un grande abitato sviluppatasi nel corso dell’Età del Bronzo (5000-3000 anni fa circa). Nelle vicinanze è stata scoperta un’importante area di culto caratterizzata da due tumuli megalitici in pietra, presso i quali sono state rinvenute sepolture rituali (tra cui quella di un bambino e di una volpe) e numerose scorie di lavorazione del rame. Gli scavi al momento sono stati coperti e non sono visibili, ma è in corso un progetto di valorizzazione dell’area.

La Fortezza di Trento

Alla fine dell'Ottocento il Monte Calisio, vista la favorevole collocazione geografica a difesa dell'importante confluenza tra Valsugana e Valle dell'Adige, entrò a far parte della cosiddetta Fortezza di Trento, costruita dall'esercito austroungarico contro gli attacchi dell'esercito italiano ma praticamente inutilizzata durante la Grande Guerra. I resti delle fortificazioni austriache, pregevoli esempi di architettura militare, permettono di seguire un interessante percorso, lungo la linea difensiva che dalla Tagliata di Civezzano in corrispondenza del restringimento del Torrente Fersina (passaggio obbligato della ferrovia della Valsugana), prosegue lungo il crinale del monte fino a giungere alla Batteria in caverna di Cima Calisio.

Dal 2019 l’Ecomuseo Argentario ha acquisito anche la Batteria in caverna di Castel Vedro, tra Trento e Civezzano, che sarà presto visitabile.

La Tagliata superiore o Forte di Civezzano è aperta al pubblico e visitabile dalla primavera all’autunno.

L’Orrido di Ponte Alto

L’Orrido di Ponte Alto è un profondo canyon scavato dal Torrente Fersina, a due passi da Trento. Un percorso di visita adatto a tutti permette di inoltrarsi fra gli strati di roccia rossa e di osservare da vicino due grandi cascate, formatesi a seguito della costruzione di possenti opere idrauliche per rallentare il flusso del torrente, che fino al 1800 inondava spesso la città. L’Ecomuseo Argentario organizza visite guidate tutti i weekend, con guide professioniste che raccontano l’affascinante storia dell’Orrido, dalla geologia, ai primi interventi ingegneristici del 1500, alla centrale idroelettrica più antica d’Europa, fino alla trasformazione in attrazione turistica.

Per info e prenotazioni: www.orridipontealto.it

Il Giardino dei Ciucioi

Il Giardino Bortolotti, detto dei Ciucioi, è un giardino romantico realizzato alla fine dell’Ottocento da un visionario imprenditore di Lavis, Tommaso Bortolotti. Si sviluppa su una serie di terrazzamenti affacciati sul Torrente Avisio e rappresenta una sorta di percorso iniziatico ascensionale, in cui si incontrano allegorie di grotte, chiese, castelli. L’Ecomuseo Argentario organizza visite guidate tutti i weekend con guide professioniste.

Il giardino riaprirà al pubblico nel corso dell’estate 2020.

L’Orto in Villa

A Meano, sulla collina di Trento, esiste un orto didattico gestito dalla Pro Loco cà Comuna del Meanese, nello splendido contesto della Villa Salvadori Zanatta.

L’orto è un laboratorio per la sperimentazione di tecniche di agricoltura naturale, un luogo di formazione per adulti e scuole e uno spazio di incontro per la comunità, sempre aperto al pubblico.

Per info: www.ortoinvilla.com

 

INFO:

www.ecoargentario.it

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Gli ecomusei del Trentino

visitabile: sì

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