Magic men
Prosegue con una road movie sul rapporto tra padre e figlio la rassegna Altri schermi
Il cinema come strumento per conoscere l’altro e il suo mondo, film che mostrano la realtà da prospettive inedite, pellicole che invitano a indossare i panni degli altri. Sono queste le caratteristiche che muovono “Altri Schermi”, la rassegna organizzata e curata dall’associazione Bianconero - Religion Today Filmfestival in collaborazione con l’Ufficio Cultura e Ufficio Ecumenismo e Dialogo interreligioso della Diocesi di Trento, che una volta al mese propone un film dall’archivio del Religion Today Filmfestival presso il Polo culturale Vigilianum di Trento.
Per il mese di aprile la scelta è ricaduta su un road movie struggente, Magic Men, in scena al Viglilianum giovedì 14 aprile alle ore 20.45.
Il film, premiato durante la XVII edizione del Religion Today Filmfestival nel 2014, è anche nella selezione dei tre film dell’archivio del Religion Today Filmfestival che, grazie ad una collaborazione con ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), verranno presentati in oltre 30 sale della comunità di tutta Italia, all’interno del progetto “Fedi in gioco”.
IL FILM
Secondo film del sodalizio artistico di Erez Tadmor e Guy Nattiv, tra le voci più interessanti del nuovo cinema israeliano, “Magic Men” affonda in una storia di famiglia: quella dei nonni dei registi, tornati entrambi nella nativa Polonia nel tentativo di ritrovare i “giusti” che li avevano salvati dall’Olocausto.
Vicende simili non sono nuove agli storici e neppure al cinema della Shoah. L’ambientazione greca, nel pieno della recente crisi finanziaria, aggiunge però nuove sfumature ad una commedia che approfondisce con il caratteristico miscuglio di riso e di lacrime l’inesauribile esplorazione dell’identità ebraica.
Protagonista del film è l’anziano Avraham (Makram J. Khoury), scampato all’occupazione nazista di Salonicco, ora membro stimato - seppure ben noto per le sue intemperanze - della comunità ebraica greca in Israele. Il suo ritorno in Grecia per una cerimonia commemorativa si trasforma piuttosto in una surreale odissea crossculturale alla ricerca dell’illusionista che lo aveva nascosto e gli aveva insegnato i suoi trucchi durante la Seconda guerra mondiale. Ad accompagnare
Avraham, ateo radicale, è il figlio quarantenne, devoto rapper ultra-ortodosso che vede nel viaggio l’opportunità di sanare le laceranti incomprensioni che li hanno tenuti lontani per anni. La forza del film risiede proprio nella vivace caratterizzazione dei personaggi: il vecchio collerico ma estroverso che rifiuta sdegnosamente il conforto della fede, l’irresistibile musicista chassidico con le sue coinvolgenti fragilità, e a completare inaspettatamente il triangolo la squillo greca che rinnova l’immagine trita della prostituta di buon cuore.
La straordinaria interpretazione di Khoury, l’attore arabo israeliano già interprete di celebri film come “La sposa siriana” e “Munich” di Steven Spielberg, ha guadagnato a “Magic Men” il prestigioso riconoscimento dell’Israel Film Academy. La scelta di affidare la parte di un sopravvissuto ad un artista palestinese ha fatto discutere - e in qualche caso indignare - la società ebraica.
Dopo averlo visto sulla scena, tuttavia, non si può che concordare con i registi, che in lui hanno riconosciuto semplicemente “l’uomo giusto nella parte giusta”, scrivendo così una nuova pagina della storia del cinema come strumento di integrazione. Memorabile in questo senso anche la scena in cui Avraham-Khoury sfugge alla violenza antisemita di un gruppo di skinhead.
Scandito da accattivanti momenti musicali, “Magic Men” sviluppa i temi del rapporto padre - figlio e del contrasto tra il credere e il non credere rispolverando la formula collaudata del road movie; ma in entrambi infonde complessità e sentimento, ritrovando la ricchezza e l’incanto del vivere quotidiano.
13/04/2016