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"Arte trentina del XX secolo": alle 15 l'appuntamento con Maurizio Scudiero

Particolare del portale della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento. Foto C. Clamer.
Particolare del portale della chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento. Foto C. Clamer.

L'arte in un luogo d'arte: alle 15 a Palazzo delle Albere, infatti, sarà Maurizio Scudiero in dialogo con Mario Cossali a parlare di "Arte trentina del XX secolo". 

Questo studio - spiega Scudiero - vuole offrire una traccia, o meglio una “guida”, per una storia dell’arte in Trentino nel corso del  XX secolo. E una traccia, come dice il significato stesso della parola, è un qualcosa da seguire in quanto punto fermo della ricerca. Questo qualcosa, secondo noi, sono i “documenti”, cioè le “testimonianze” dell’epoca, spesso in forma di cataloghi e recensioni su giornali e riviste, che nella loro successione determinano quella “visione d’insieme” che in genere definiamo Storia. Storia dell’Arte, in questo caso.

Il principio della Storia dell’Arte è tutto qui: in una coerente e corretta documentazione dei “fatti”.

A questi fatti, poi, possono seguire le interpretazioni, le quali, però, spesso sono viziate dalle attitudini “concettuali” di chi si accinge ad interpretare “quei” fatti. Quando poi questo non sono addirittura “ideologiche”. Per fare un esempio, l’affermare che nel corso della VI Mostra Sindacale della Venezia Tridentina, tenuta a Trento nel 1937, fu tenuto il concorso a premi per un’opera sul tema “Ala fascista” è un fatto storico ed incontrovertibile, documentato da un catalogo dell’epoca. La sua interpretazione, invece, è del tutto congiunturale. A quel tempo la critica affermò che al concorso parteciparono i migliori artisti e che le opere furono di grande bellezza e qualità perché (cito) «mentre nella maggior parte dei casi gli artisti rivolgono la loro attività al ritratto, al paesaggio o alla natura morta, frequentemente dimenticano o non avvertono gli avvenimenti che giornalmente incalzano e le espressioni e i simboli che costituiscono la nostra vita, la nostra storia, il nostro orgoglio…». E qui il riferimento più ovvio era alle tante conquiste dell’Aviazione Italiana. Dunque se all’epoca si disse così, cinquant’anni dopo il tono della critica fu, genericamente, che «quella fu una mostra fascista».

Punto e a capo.

Come si può capire, le interpretazioni troppo approfondite nascono già “datate”, e quindi, onde evitare il rischio di essere smentito da qui a trenta o quarant’anni, ho pensato bene che il miglior modo per far capire l’evoluzione (o, forse meglio, gli sviluppi) dell’Arte trentina nel corso del secolo scorso, sia quello di attenersi ai fatti, ai documenti, e quindi alle partecipazioni alla mostre pubbliche, perché quelle furono il principale veicolo di conoscenza del lavoro degli artisti. Quelle furono il banco di prova del loro lavoro, e in quelle mostre, l’artista che voleva essere “nel mondo”, doveva confrontarsi non solo con il pubblico ma anche con i colleghi, in sostanza con la Società ed il Territorio. 

Su questa linea, lungo questo fil rouge, si snoda dunque l’arte trentina del ‘900.

Maurizio Scudiero - storico dell'arte

22/04/2016